Le accuse rivolte a Sanna Marin, ripresa in video a ballare e divertirsi scatenata in due e diversi contesti, sono “sfacciatamente moralistiche” e denotano, da parte di chi le fa, “invidia”. “Ciò che “risulta intollerabile è la manifestazione della gioia della vita”. Nel leggere queste parole, scritte su Repubblica da Massimo Recalcati, mi sono sentito stupito e anche imbarazzato perché per la prima volta mi trovavo d’accordo con il noto psicanalista di fede lacaniana. Con Recalcati è difficile infatti essere d’accordo perché, dal giorno che ha conquistato la pagina del quotidiano fondato da Scalfari, si è riproposto un solo compito: piegare la psicoanalisi, a cui non si vuole qui negare che abbia dato contributi significativi in passato, agli interessi della ditta, cioè giustificare per questa via tutti i più vieti “luogocomunismi” della sinistra progressista.
Credo che però imbarazzato si sia sentito lo stesso Recalcati perché questa volta doveva giustificare il privato divertimento di una donna con un importante incarico istituzionale solo perché icona del progressismo di sinistra, dismettendo proprio quegli abiti del moralista che questa sinistra aveva avuto in passato in mille vicende similari. Si pensi solo a quelle tante che avevano avuto come protagonista Silvio Berlusconi, o al caso (che più assomiglia a quello della Marin) di Matteo Salvini che ballava beato (come fanno tanti italiani) fra le cubiste del Papeete (al limite per chi scrive, che un tratto di snobismo conserva, qualche obiezione in quel caso la si poteva fare per la scelta di un posto così pop come il locale di Milano Marittima. Ma è questione di gusti e de gustibus non disputandum est!).
Lasciando Recalcati alla sua psicoanalisi in salsa Gedi, quello che qui va messo in rilievo è che la Marin oggi, come Salvini ieri, hanno, in punta di principio, tutto il diritto di fare, nella loro vita privata, quello che fanno la stragrande parte delle persone della loro età. L’aura di sacralità che aveva il sovrano un tempo è veramente fuori luogo nella prosaica età democratica che per fortuna ci tocca vivere. Il fatto che però merita riflessione è che questo sano principio liberale di distinzione fra ciò che è pubblico e privato è venuto clamorosamente meno nella nostra società decadente e contemporaneamente relativistica e bigotta (di un nuovo bigottismo che non si rende nemmeno più conto di essere tale). Agevolata dallo sviluppo di smartphone e simili, la pubblicizzazione del privato (vi ricordate il motto sessantottino che il “privato è pubblico”?) ha preteso cercare nel leader politico o nell’uomo di Stato un virtuosismo morale che non solo ha poco a che vedere con l’etica pubblica ma spesse volte è da ostacolo ad essa.
Non è un caso che anche Dio, dopo aver creato il mondo, il settimo giorno si riposò: la “vacanza dello spirito”, il ritemprarsi buttandosi nl divertimento, fa ricaricare le batterie e, di conseguenza, fa anche agire con più sagacia ed efficacia chiunque. E questo vale per i leader di destra e anche per quelli di sinistra come Marin. Lasciamo alla sinistra del risentimento e del rancore, o alla sinistra ipocrita del doppiopesismo à la Recalcati, il compito di corrodersi d’invidia nel rovistare nelle vite (felici) degli altri, o quello di cadere nei mille cortocircuiti dell’ideologia. E godiamoci la vita, che è cosa seria ma non seriosa, quando è opportuno e giusto godersela. Ma soprattutto evitiamo che anche in questo caso i sinistri possano fare troppi danni!
Corrado Ocone, 21 agosto 2022