Non sono mai stato un fan di Geolier, e probabilmente non lo sarò mai. Anzi, appena una settimana or sono ne ignoravo totalmente l’esistenza. Lo ammetto. Al contrario, conosco musicalmente da tempo Angelina Mango, essendo da sempre un estimatore del compianto padre. Ragion per cui, non posso certo dire di essere rimasto deluso dal verdetto della serata conclusiva di questo 74esimo Festival di Sanremo.
Fatta questa doverosa premessa, e tralasciando altresì qualsivoglia tipo di giudizio musicale sui due artisti e sui loro pezzi (non sarei certo la persona più indicata a farlo), vorrei soffermarmi su una questione, a mio modesto avviso non di poco conto, legata al metodo con cui il Festival della canzone italiana decreta ogni anno i suoi vincitori.
Il regolamento del Festival, ricordiamolo, prevede che il verdetto finale sia frutto del voto di: pubblico, tramite telefonia fissa o mobile (34%), giuria della sala stampa (33%) e giuria delle radio (33%). Spesso e volentieri, tuttavia, accade che le tre giurie in questione siano in totale disaccordo tra loro, tanto che il voto espresso da una (il pubblico), venga completamente ribaltato dalle altre due. Una criticità già registrata varie volte nel recente passato, che si è puntualmente riproposta anche in occasione dell’ultimo Festival, con Geolier che, suo malgrado, si è visto strappare la vittoria da Angelina Mango nonostante il pubblico da casa lo avesse acclamato vincitore con la percentuale record del 60% dei voti, contro appena il 16,1% ottenuto al televoto dalla cantante di origini lucane.
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A decretare il vincitore del Festival sono state dunque le altre due giurie, che hanno capovolto l’esito finale della votazione da casa regalando la vittoria ad Angelina Mango tra le cocenti polemiche dei telespettatori.
Orbene, a questo punto alcuni interrogativi sorgono spontanei: a cosa serve il televoto se un cantante che da solo incassa il 60% dei voti non riesce comunque a trionfare? Che senso ha continuare a chiedere al pubblico da casa di esprimere un parere, peraltro dietro pagamento, se poi questo incide poco o nulla sul risultato finale? E ancora, perché si conoscono soltanto le percentuali del televoto e non quelle espresse delle altre due giurie? Chissà.
La sensazione, quasi inutile sottolinearlo, è che tale sistema di voto, spacciato dagli organizzatori del Festival per democratico, in realtà democratico non lo sia affatto. Anzi, il contrario. Chi mantiene l’ultima parola sul nome del vincitore è una ristrettissima cerchia di persone, in barba al giudizio espresso dai telespettatori, che per dire la loro debbono persino mettere mano al portafogli. A questo punto, vista la totale assenza di trasparenza e il peso praticamente irrilevante riconosciuto al pubblico nella scelta del vincitore finale, il prossimo direttore artistico farebbe bene a prendere in seria considerazione l’ipotesi di abolire una volta per tutte il televoto. Se non per trasparenza, almeno per rispetto nei confronti dei telespettatori.
Salvatore Di Bartolo, 13 febbraio 2024
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