Credimi lettore se ti dico che i nomi degli eletti a Sanremo li conoscevo più o meno tutti. Se non mi credi puoi controllare (ma chi te lo fa fare?) nei vari indizi disseminati tra i pezzi più recenti. Sapevo quello che da anni ti dico, che Sanremo, il festival, non è da gran tempo rappresentativo della musica italiana e, da tempo più recente, neppure della liturgia televisiva dello spettacolo; è totale emanazione della politica con i suoi effetti avversi. Un vaccino non meno insidioso per le masse, non più innocuo.
Sanremo del potere. È la politica, neppure più il mercato, la politica con le sue mediazioni manageriali, impresariali e pubblicitarie, a decidere il ciambellano, le veline, che oggi vanno chiamate co-conduttrici (gallina vecchia fa buon festival?), gli ospiti, gli artisti o i burattini in gara, moltissimi questi ultimi. L’eccezione è Simone Cristicchi, con una canzone delle sue, molto bella, molto poetica, destinato a fare da foglia di fico nel nome della qualità da salvare. Rassegnato a non vincere per manifesta superiorità. Gli altri sono pretesti, come il Fedez che torna a farsela col Tony Effe nella vana speranza del cannibalismo, perché i due conformisti sono stati istruiti: niente false litigate, sputi o slinguazzate, filastrocca e andare. Fedez ha per così dire imposto a Conti una robina melensa che parla dei suoi guai: deve rifarsi la faccia dopo i fatti dei tifosi da curva di San Siro che spaventano il pm milanese Santoro e la stessa Antimafia e la DIGOS, roba grossa, e fare il gradasso, “io sono amico di chi cazzo mi pare” non basta più. Non paga più.
Un’altra che ha bisogno di lifting moralistico, partendo dal posteriore, è la Elodie che dopo averci frantumato contro i calendari patriarcali fa un calendario Pirelli culinario, non in senso gastronomico, e dice che è contro il patriarcato. L’avidità si svela, Elodie ha preso una barca di soldi ma a questo punto deve riverginarsi perché il prodotto, cioè se stessa, comincia a scricchiolare: avrebbe preferito intervenire come superstite, per convincere che è una superdiva, lei, ma almeno su questo il solarium in charge, il successore di Amaciuri, ha tenuto duro. Che uomo!
Tutto il resto è noia annunciata. Gli altri ra/Trapper intrallazzati male, incomprensibili, sospinti non pochi dal vento napoletano cui non conviene resistere, i tappezzieri dell’Ariston, sempre più stinti, gli Irama, Nkomi, Noemi, i senza identità tipo quel Willie Peyote, i falsi alternativi alla Brunori sas, normalizzati a nascere, i treni perduti di Gabbani, Achille Lauro e Modà, le mai nate come Francesca Michielin, gli erogatori di jingle per ammorbidenti come i Kolors, le stravecchie glorie alla Massimo Ranieri e Marcella Bella, les revenants come Giorgia, resuscitata da un talent concorrente della Rai (sono le famose sinergie che muovono il mondo), i nuovi raccomandati che nessuno conosce ma dai quali si punta, con sapienti alchimie, a spremer fuori la prossima Angelina, vincitrice annunciata già dell’agosto prima, cosa che spero gli addetti ai lavori, i prezzolati da sala stampa non saranno così ipocriti, mi auguro, dal negare.
Cambia il ciambellano ma non la liturgia. Perché Sanremo è proiezione di potere e la democrazia italiana è un blocco di potere spartito, condiviso, trasversale le cui famiglie fanno affari a tutti i livelli fingendo di combattersi. Sanremo è il vaccino, è il lockdown non imposto formalmente ma imposto con terrificante violenza mediatica, con una pressione impossibile da rifiutare, come le proposte di don Vito Corleone. Non vedete che invade i telegiornali, li ferma come per lo scoppio di una guerra? E solo per annunciare quello che da settimane, da mesi circola. Per proclamare che parteciperanno Ollie, Brescia e Joan Thiele. Non chiedetevi se qualcuno di questi 30, che dovevano essere 24 ma Conti, il lampadato, es hombre vertical ma fino a un certo punto, siano raccomandati, chiedetevi chi fra loro non lo sia pur di entrare in questa liturgia del potere e sommo potere.
Cambia l’officiante, non la messa cantata. Insomma, cantata: latrata, bofonchiata. Dicono che Sanremo quest’anno si purgherà dei pipponi edificanti, Elodie permettendo, ma solo perché anche quelli cominciano a tornar su. Spazio all’arte, alla musica. Adesso comanda la destra, non è così?
Max Del Papa, 1° dicembre 2024
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