Cultura, tv e spettacoli

Sanremo, la lezione della Ferilli a Ferragni&co.

Basta con i monologhi al Festival. Dalla Ferragni alla Francini: le donne che si lagnano hanno stancato. Meglio la Ferilli

Uno dei pezzi più interessanti che ho letto questa mattina è quello di Elvira Serra che potete trovare sul Corriere della Sera. Parla, un po’ come ieri aveva fatto la Stancanelli, del fatto che queste donne che si lagnano hanno rotto le balle. Lo fa ricordando la mitica Sabrina Ferilli che, in occasione della scorsa edizione di Sanremo, si era chiesta perché la sua presenza dovesse essere per forza legata ad un problema di cui parlare. In effetti non si capisce perché il festival della canzone italiana debba essere necessariamente occasione di critica che spesso si tramuta in una lagna insopportabile. Insomma, i monologhi a cui ci hanno abituato sono una gigantesca rottura di coglioni e l’ottima Ferilli già l’anno scorso cercava di farlo presente.

“Ao, ma perché devo per forza avere un problema di cui parlare a Sanremo?”. Come dargli torto: è bella, sposata, ho fatto un sacco di film e credo si possa sentire realizzata. Potremmo dire cose simili sulla Ferragni, ma nonostante questo, ci siamo dovuti sorbire la sua letterina di terza media in cui ci ha spiegato cosa significa essere donna. La differenza evidentemente è che la Ferilli non ha né bisogno né voglia di fare la vittima in prima serata parlando di qualche suo problema. Quindi sapete che vi dico? Pur di non dover sentire anche il prossimo anno questa lagna delle donne, la farei volentieri amministratore delegato della Rai o comunque responsabile di Sanremo.

Nicola Porro, 13 febbraio 2023


Riportiamo qui sotto il testo del monologo di Sabrina Ferilli al Festival di Sanremo del 2022.

Volevo subito tranquillizzare tutti, perché vi vedo già sull’attenti, carichi di preoccupazione, con lo sguardo, l’orecchio protesi verso l’orizzonte scuro di ciò che sto per dire.

Ecco, rilassatevi, perché ho una notizia da darvi: non ho un monologo. M’hanno detto: vai a Sanremo, fai un monologo! So’ due anni che famo monologhi dentro casa chiusi, soli, coi lockdown e io arrivo e faccio un monologo.

Io non ho niente contro i monologhi eh, le mie colleghe qui hanno detto delle cose splendide, importanti, l’ho applaudite insieme a voi, ma io il monologo non ce l’ho. Giuro che c’ho pensato tanto a cosa dire, a quale grande tema scomodare, di quale inarrestabile tragedia dell’umanità parlarvi, su quale grande tema sociale espormi, ma non ne ho trovato uno giusto. Oppure so’ stati già fatti tutti in passato.

M’hanno detto: parla di famiglie, un tema altrettanto importante, di donne che fanno tanto per mandarle avanti, c’hanno figli, lavorano, educano, è roba articolata. Ma figli non ce l’ho, sono un’attrice avviata, ho pure un marito benestante. Perché devo andare a tutti sulle palle così, de botto. Ma chi me lo fa fa’.

M’hanno detto: parla degli uomini che non va bene che abbiano ancora il potere di decidere anche per noi donne, che ricoprono tutti i ruoli della gerarchia nel lavoro. Ho detto, “bella idea”, chiedo se lo posso fa’ sto monologo sugli uomini agli uomini che comandano, e non mi pare il caso.

M’hanno consigliato: parla della bellezza. No la bellezza dell’asino, quella più profonda, bellezza interiore, dell’imperfezione… ma so’ quattro giorni che mangio radici pe’ entra dentro sto vestito, bisogna essere credibili. «La bellezza capita», dicevano, ma ci si lavora anche parecchio.

M’hanno suggerito: parla di amori troppo asfissianti, di dipendenze amorose, di quelle coppie ma qui c’è Amedeo che sui social c’ha il profilo di coppia co’ Giovanna, che voi di’, meglio sorvolare su sto tema, no? Se non so’ dipendenze queste. Poi c’è Morandi che quello senza Anna manco sa mette un post su instagram e a momenti si fa squalifica’ da Sanremo, altro che dipendenze.

M’hanno detto: parla di femminismo, di body positivity, di mansplaining, di schwa, ma poi me so’ detta che di inclusione. Per parlare ‘sti temi bisogna che lo faccia chi si sporca le mani tutti i giorni da palcoscenici un po’ meno scintillanti di questo, chi queste cose le studia seriamente.

E io sono rispettosa delle competenze altrui, sennò qui a Sanremo nel sottopancia mi sarei fatta scrivere attrice, e poi virologa, allenatrice di calcio, esperta di calamità naturali, tutti i temi dell’italiano medio sui social. Sanno parlare di tutto.

E poi m’hanno detto parla di riscaldamento della terra, di sovrappopolazione, di disparità salariale, ma alla fine mi so’ detta: ma perché la presenza mia deve essere legata a un problema? Non basto, io?

Perché devo cerca’ un senso alla mia presenza oltre quello che sono, che faccio, che mi ha portata fin qui? La mia storia, le mie scelte, i mie affetti, la mia professione, la tenacia con cui mi sono presa quello che mi dovevo prendere sono le cose migliori che mi possano accompagnare su questo palco e che possano accompagnare ogni donna, ovunque, la nostra storia.

Se io ho scelto questa strada non è che non sappia cosa succede, quante cose sono da cambiare, non sono uno di quegli stolti tanto ben raccontati nel film “Don’t look up” che mentre la cometa punta dritta verso la terra si gira dall’altra parte o crede a quello che ha letto su Telegram.

Ho scelto questa strada, stasera perché, come scrisse Italo Calvino, in tempi così pesanti bisogna saper planare sulle cose con leggerezza, senza macigni sul cuore, perché la leggerezza non è superficialità.

Fabrina Ferilli, Sanremo 2022