Nel cielo comunista si può essere ipocriti avendo ragione ed essere vittime avendo torto. L’ex sardina Mattia Santori oggi piddino in carriera va alla manifestazione dei pro Hamas e ne viene duramente contestato: il tuo partito sta con Israele e non ha esitato a far legnare noi studenti. Santori, che è catafratto alla dignità, ride in faccia ai pro Hamas e dice, degno di un Giuda: io sono iscritto solo da un anno e mezzo.
Amico di Elly, la segretaria, è passato dal maledire il Pd, partito malato, partito infetto, a farne parte e a farsene candidare prima a Bologna poi, si dice, si vuole, a Bruxelles. E questo i fannulloni dei centri sociali, i sedicenti studenti non glielo perdonano. Fin troppo facile sparare addosso al Giuda in sedicesimo, l’ex sardina che cerca visibilità ovunque perché di quella la politica si nutre e lo sa. Santori tuttavia sconta suo malgrado l’ambiguità del partito: che ufficialmente è effettivamente con Israele, che non si è mai tolto dall’ombrello Atlantico già rivendicato da Berlinguer quasi mezzo secolo fa, ma non rinuncia a manovrare i balordi sia per tenerseli buoni sia per usarli come guerriglia tattica contro la Meloni: già i suoi giornali teorizzano di “effetto Pisa” per le prossime elezioni.
Ed è anche vero che il Pd non esita, ove al potere, alla violenza sulla piazza e perfino sugli inermi che non accettano il ricatto del green pass. Bastava sentire gli Speranza e le Annunziata, insieme a Schlein e a Conte, che di Santori potrebbe essere padre putativo, alla presentazione del libercolo dell’ex ministro: dovremo tornare, ma la prossima volta per schiacciarli senza pietà, nessuno potrà più negarsi, opporsi o criticare il nostro potere. La sardina Mattia è un eterno giovane, per dire inconcludente, uno per tutte le stagioni e non ha problemi a calarsi nell’ambiguità di fondo, ma l’ambiguità non l’ha fatta lui; egli all’occorrenza la cavalca, con disinvoltura, ma finisce per fare un po’ il cireneo del partito ipocrita, postcomunista sempre un po’ comunista, che non sa e non vuole rinunciare alle contorsioni, ai tatticismi anche dementi del comunismo, che riesce a tenere insieme al suo interno i Fiano e i Nahum che predicano il dialogo con gli ossessi islamici che vorrebbero trucidare ogni ebreo e vanno in piazza alle manifestazioni dove si predica un nuovo Olocausto e ci trovi i pro Hamas che poi contestano la sardina vanitosa.
Quanto a questi ultimi, le loro critiche sono fondate, nascono da fatti reali, da contraddizioni reali ma non scevre da ipocrisia perché non tanto Santori è un ex dei loro, ma perché loro, ciascuno di loro, vorrebbe essere come lui, la sardina arrivista che in qualche modo ce l’ha fatta. A nessuno di questi pro Hamas importa di Gaza, di free Palestyne, e anche la polemica sul capitalismo guerrafondaio e atlantico è logora e per lo più ereditata e come tale recitata: sono tutti antagonisti da divano che fanno casino e sfilano nella speranza di essere notati, di venire reclutati nel Grande Fratello piddino.
Tutti, anche quelli che si rivolgono se mai alle formazioni e ai partiti a sinistra del Partito, gli Europa Verde o neocomunisti o Liberi, uguali che sono solo succursali, filiali della casa madre, fiumiciattoli che prima o dopo finiscono per rientrare nel grande mare. Ha detto una di queste pro Hamas, finalmente intervistata dal telegiornale di Stato: “Una emozione incredibile”. E parlava per se stessa, per i suoi sogni più o meno allucinati, mica per i bambini di Gaza. Quella loro non è coscienza politica ma il riflesso del ragazzino viziato che ce l’ha col mondo perché gli hanno spiegato che il mondo è cattivo e governato da oscuri ebrei col nasone, come li ritrae Vauro, ottimi per fungere da capro espiatorio a prescindere: anche da eccessi e brutalità come la attuale a Gaza, che ha molti presupposti ma sta sfuggendo completamente di mano e in un modo tutt’altro che innocente, e che va denunciato per quello che è: carneficina, mattanza quotidiana.
Ma non è questo che agita i pro Hamas. Questi ragazzini mandati allo scontro con la polizia cacciano il Santori si direbbe più per invidia che per convinzione; nessuno di loro resisterebbe un solo istante ad una offerta di ingaggio, sono lì per quello, storicamente il comunismo è una storia di Giuda, anzi di Berja. Santori è la loro cattiva coscienza, la dimostrazione plastica che uno ce la può fare senza avere mai fatto niente, senza sapere fare niente, fingendo l’antagonismo e intanto compromettendosi, facendosi fotografare coi Benetton liquidissimi e con il fotografo prosecco, Toscani, facendo le perorazioni delle oche mangiate dai cani, giocando a disco volante tutta la vita.
E se lui sì, cosa mi impedisce di sognare a me? Lui, Santori, ride perché ormai è dall’altra parte, è il Ghali, il Geolier di questa politica sanremese e non ne uscirà mai. E mentre serafico si prende gli insulti, le contestazioni dei disperati, e già si smarca dal partito nel quale è “entrato solo da un anno e mezzo”, sembra dire a chi lo accusa: non avete capito niente, io ero come voi ma mi sono cercato gli sponsor giusti e adesso campo di rendita, adesso lo sponsor sono io e voi non lo capite e invece di blandirmi mi attaccate: spiacente, ma troverete la porta chiusa. Sono i prodigi del cielo sardinista e divanista, postcomunista sempre un po’ comunista.
Max Del Papa, 3 marzo 2024