di Paolo Becchi e Giovanni Zibordi
Da quando è iniziata la guerra in Ucraina, l’euro ha perso circa il 10 per cento contro il rublo. Per la precisione, da questa estate a quando a fine febbraio è iniziata la crisi il cambio euro/rublo ha oscillato tra 84 e 88 rubli e ora è a 78 rubli.
Se la Ue impone sanzioni alla Russia e questo la dovrebbe economicamente indebolire allora un modo obiettivo di vederlo è verificare l’effetto sulla sua moneta. Qui l’effetto è evidente, ma l’indebolimento è della moneta della Ue, non della Russia. Possiamo citare anche tanti reportage sul fatto che il calo della vendita di petrolio russo è inferiore per ora a 1 milione di barili, quindi meno del 10 per cento, ma essendo il prezzo del greggio e anche del diesel aumentato molto di più la Russia come effetto delle sanzioni sta incassando di più. Idem per il carbone e poi nickel, palladio, platino e ogni altro minerale che esporta in quantità. Per quanto riguarda il gas naturale finora l’effetto è stato di aumentarne la vendita in Europa perché società come Eni che lo comprano per premunirsi hanno chiesto di ricevere il massimo previsto dai contratti.
Il risultato è che tutti i dati economici russi hanno sorpreso in senso positivo, ad esempio ieri le vendite al dettaglio che erano previste in calo dagli analisti sono uscite a +2,2 per cento. In Uk, ad esempio, sono crollate di oltre il 5 per cento in un anno e la sterlina ha perso molto di più dell’euro da quando c’è la crisi e le sanzioni. L’economia russa per ora quindi ha un aumento di entrate, di Pil e consumi. Per la povera Ucraina invece si parla di un crollo del 30 per cento del Pil e sta chiedendo 5 miliardi di dollari al mese per stare a galla. Con la guerra, distruzioni di infrastrutture, porti bloccati e 5 milioni di persone emigrate e altri 6 o 8 milioni di persone ora in zone occupate da russi, la sua popolazione si è ridotta da 46 a forse 35 milioni.
Il Pil della Russia è 1,500 miliardi di dollari e la popolazione è di 146 milioni, più 10 milioni di bielorussi fanno 156 milioni. Il Pil dell’Ucraina era intorno a 160 miliardi di dollari e tra poco sarà 110 o 100 miliardi su una popolazione ridotta intorno a 35 milioni. Se per la Russia si somma anche la Bielorussia e le popolazioni russe in Ucraina occupata parliamo di 170-175 milioni di persone con Pil di circa 1,700 miliardi. Il motivo di fondo per il quale la Germania, nonostante la sua efficienza militare e la motivazione a combattere perse la guerra fu che il Pil e popolazione degli avversari, Urss, Impero Britannico e Usa era circa 4 a 5 volte maggiore. Qui la differenza di popolazione è ora di circa 11 a 1 e la differenza di Pil probabilmente di altrettanto, almeno 10 a 1.
In aggiunta la Russia ha speso costantemente per l’industria degli armamenti, che fornisce a Pakistan e India, ad esempio, e ha condotto operazioni militari in Georgia, Cecenia, Siria. L’Ucraina non è nemmeno riuscita a sconfiggere le milizie separatiste del Donbass perché i suoi soldati disertavano e vendevano l’equipaggiamento. È vero che la Nato ha segretamente armato e addestrato dopo il 2016 gli ucraini e quindi c’è stato un notevole miglioramento di efficienza. Ma come abbiamo spiegato in un altro articolo, ha dovuto armare delle milizie nazionaliste e di mercenari perché l’esercito ucraino regolare era poco affidabile per combattere contro i russi.
La sproporzione di forze militari, di popolazione e di economia resta schiacciante e lo si vede dal fatto che in due mesi le uniche zone riprese dagli ucraini sono quelle che i russi hanno deciso di abbandonare dopo l’avanzata verso Kiev che aveva motivazioni politiche. I russi sembra abbiano errato nel valutare che l’esercito ucraino vedendoli arrivare verso Kiev prendessero in mano la situazione e negoziasse. Non hanno capito che gli americani e i media occidentali avrebbero trasformato Zelensky nell’eroe globale e del globalismo e quindi è ora inattaccabile.
I media occidentali però parlano sempre di quanti morti hanno i russi e quanti carri armati hanno perso, dei loro 8 generali morti e di quanto resista duramente a Azovstal il battaglione neonazista Azov. Non senti invece mai menzionare quanti soldati ucraini siano morti, catturati o disertino o quanti carri armati abbiano perso, c’è silenzio stampa su cosa succeda all’esercito regolare ucraino. In realtà, nell’est e nel sud, i russi avanzano lentamente in modo costante e li stanno accerchiando. La loro schiacciante superiorità aerea rende impossibile agli ucraini manovrare, restano sempre trincerati e in più Zelensky per ragioni di immagine vieta qualunque ripiegamento, un po’ come Hitler nell’ultimo periodo della guerra.
Ci sono sempre più esperti militari, anche occidentali che ora ammettono che l’accerchiamento sta riuscendo e che la resa dell’esercito ucraino, caparbiamente schierato sempre a est, ormai sia solo una questione di tempo. La lentezza dell’avanzata dei russi è dovuta al fatto che Putin non vuole troppe perdite e comunque il tempo lavora contro Zelensky che vede il paese sfaldarsi giorno dopo giorno. Le stime di circa 5 milioni di ucraini usciti dal paese, cioè il 12 per cento della popolazione, indicano che molti non aspettavano altro per emigrare da un paese corrotto e in forte crisi economica. Il fatto che i russi nelle zone occupate mettano subito in piedi una amministrazione russa con bandiera e rublo indica che un pezzo del paese torna alla Russia. Nel frattempo, c’è il collasso economico dell’economia ucraina perché ora che i russi fanno sul serio bombardano ad esempio le ferrovie e ponti.
Putin contava inizialmente su un collasso del governo Zelensky che consentisse di negoziare probabilmente con i militari e qui ha sbagliato perché ha sottovalutato gli americani e i media occidentali che ne hanno fatto l’eroe. Allo stesso tempo però Zelensky ha bruciato tutti i ponti dietro di sé promettendo la vittoria con affermazioni sempre più inverosimili e ha lasciato che i nazionalisti facessero rapimenti, violenze e omicidi dei supposti simpatizzanti filorussi nel paese. Il governo ucraino promette di combattere fino all’ultimo uomo per riconquistare il Donbass e le zone occupate di lingua russa mentre il suo esercito sta per essere accerchiato e l’economia collassa. Più passa il tempo e più la maggioranza degli ucraini stessi rimasti (ricordiamo sempre che 5 milioni sono andati via e 6-8 milioni sono ora in zone russe) si rende conto che morire e rovinarsi per “riconquistare” le province a est e sud non ha senso ed è inutile. Ormai il Donbass è russo.
Tutto, quindi, lascia ora presagire che sia economicamente che militarmente e anche psicologicamente (i russi sono molto motivati da questa operazione militare) la Nato, gli Usa, la Ue e i loro alleati nazionalisti ucraini non abbiano via d’uscita. La Russia è compatta dietro a Putin – basti leggere la recente intervista al segretario del Consiglio di sicurezza russo Patrushev a Rossiskaja Gazeta – pensa di combattere per i russi nel Donbass, incassa più soldi di prima e sta vincendo militarmente. Da noi i giornali scrivono che Putin è malato e che ha già perso. Ma vedremo presto che le cose sono esattamente opposte: i “malati” siamo noi occidentali che abbiamo voluto dopo la fine della Unione Sovietica umiliare la Russia e in Ucraina abbiamo rifiutato per anni qualsiasi trattativa quando c’era il tempo di trattare. Ora non resterà che trattare la resa. È solo una questione di tempo. Putin ha già vinto.