Una giornata infinita, fatta di colpi di scena e dati forniti col contagocce. Una partita mai sbilanciata né da una parte né dall’altra, con continui sorpassi e contro-sorpassi. Alla fine però la spunta Alessandra Todde con il 45,3% dei voti. Sarà il nuovo governatore della Regione Sardegna, al netto di possibili ricorsi che adesso potrebbero aprirsi vista la distanza davvero minima tra centrodestra e centrosinistra.
I dati definitivi:
– 1822 sezioni (su 1844)
- Alessandra Todde (centrosinistra) 45,3% – liste collegate 42,6%
- Paolo Truzzu (centrodestra) 45% – liste collegate 48,8%
- Renato Soru (Coalizione sarda) 87% – liste collegate 8%
- Lucia Chessa (Civica) 1% – liste collegate 0,6%
La distanza tra i primi due candidati è veramente minima. Todde ha incassato 330.619 voti mentre il rivale si è fermato a 327.695. Tremila voti di differenza. Ma è evidente come il candidato del centrodestra, voluto da Giorgia Meloni, Paolo Truzzu, abbia incassato decisamente molti meno consensi della coalizione di liste che lo sosteneva. Sintomo che il voto disgiunto ha punito lui e i suoi sponsor.
Per quanto riguarda i partiti, invece, ecco il risultato definitivo:
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- M5S: 7,8%
- Pd: 13,8%
- FdI: 13,6%
- Lega: 3,8%
- Forza Italia 6,3%
Per quanto riguarda i seggi: 36 andranno al centrosinistra e 24 al centrodestra, mentre restano fuori i partiti collegati agli altri due candidati presidenti. Al Pd dovrebbero andare 11 seggi, 6 seggi al M5S, 4 ad Alleanza Verdi Sinistra, 3 a Progressisti, Sinistra futura, Uniti per Todde e Orizzonte Comune e infine 2 al Psi. Fratelli d’Italia si consola invece con 7 seggi, 3 andranno a Riformatori sardi, Forza italia, Sardegna al centro-20venti e Psd’Az. Infine 2 seggiole ciascuno a Lega e Pli. L’ultimo posto disponibile va all’Udc.
Il centrosinistra stappa champagne
Esulta il centrosinistra per una vittoria forse insperata. “Dalla Sardegna parte uno squillo di tromba che fa bene a tutta la compagnia dei progressisti. Un’alternativa a questa destra è possibile”, dice Elly Schlein. “Dal 2015 il centrosinistra non strappava una regione alla destra. La strada, forse, è quella giusta”. Raggiante anche Giuseppe Conte, che porta a casa il primo governatore grillino. “Per noi la strada è ‘il campo giusto’, un campo che nasce sulla base di un confronto serio e su un progetto credibile, in Sardegna è prevalso il metodo del campo giusto – ragiona l’ex premier -. È la dimostrazione che non esistono campi larghi costruiti artificiosamente solo per spartirsi il potere. Esiste invece un campo che nasce dalla fatica e dalla serietà del confronto”. Anche Stefano Bonaccini e Carlo Calenda, critici nell’alleanza coi pentastellati, hanno dovuto fare i loro complimenti alla Schlein.
Il centrodestra e le accuse
Cosa è successo invece nel centrodestra? Il risultato finale dice che la coalizione ha vinto, ma Truzzu ha perso. “È un ripasso di quanto già accaduto in passato – dice Giorgio Mulè – non si devono fare prove di forza pesando i voti su elezioni differenti e non si deve arrivare a ridosso delle elezioni per scegliere i candidati. Il centrodestra quando fa le cose in fretta va male: vedasi quello che è accaduto a Roma. La lezione del voto sardo è questa”. La Lega invece fa filtrare un messaggio rivolto a Meloni: “Quella di Paolo Truzzu è una sconfitta salutare per lei” e quindi “non si ripeta lo stesso errore in Veneto”, dove il Carroccio spera di poter strappare un altro giro per Luca Zaia.
Per la premier è il peggiore degli scenari: certo ricandidare Solinas avrebbe portato ad una sconfitta praticamente certa, ragionano i colonnelli di Forza Italia, ma “ora però la sconfitta se l’è caricata tutta Meloni”. “La regola dovrebbe essere quella di scegliere i candidati migliori per ogni situazione – insiste Gasparri – Non sempre quello che è un trend nazionale, in questo caso la grande forza della Meloni, si trasforma in una vittoria sul territorio. Lo diciamo sempre, ma non sempre si fa”.
Fratelli d’Italia intanto accusa la Lega di non essersi spesa abbastanza, di aver fatto troppi “capricci” e di aver favorito il voto disgiunto, che pure è una costante in Sardegna. E c’è anche chi, come Salvatore Deidda, deputato meloniano sardo, mette sulla graticola pure l’amministrazione uscente colpevole di non aver “governato proprio brillantemente”.
Il risultato potrà creare qualche malumore, certamente. Ieri il premier e i due vicepremier si sono visti a Palazzo Chigi per parlarne. Ma nelle elezioni regionali contano molto le dinamiche locali, più che quelle nazionali. Antonio Tajani non ha dubbi: “Negli equilibri dei partiti della maggioranza non cambia nulla. Siamo tutti calmissimi, Nessuno é nervoso. Siamo serafici”.