Da settimane non fanno altro che tediarci con i loro inutili sermoni intrisi di ipocrisia e vittimismo. Impiegano le loro intere giornate a sventolare il bavaglio, a denunciare presunti episodi di censura commessi da quei cattivoni di TeleMeloni, e ad evocare ad ogni ora del giorno e della notte lo spettro di un fascismo evidentemente vivo solo nelle loro fantasiose menti.
Riescono finanche a creare uno sport tutto loro per potersi sfidare e fare a gara a chi tra i due è più martire. Rasentano a tal punto la tragicommedia da risultare persino simpatici, da suscitare ilarità. Ci siamo talmente abituati alle loro gag da avvertirne di tanto in tanto la necessità, proprio come un bisogno fisiologico. Ebbene sì, se non esistessero già bisognerebbe inventarli. Entrambi. Roberto Saviano e Antonio Scurati, martiri del libero pensiero e dell’opprimente autoritarismo di destra. Due intellettuali progressisti vittime del tirannico oscurantismo e della ferocia del regime ultra-conservatore. Sempre pronti a urlare a gran voce al pericolo fascista e ad ergersi a paladini delle libertà. Delle loro, ovviamente.
Perché, di certo, né Saviano né Scurati proferiranno parola sull’episodio di censura che ha colpito nelle ultime ore Eugenia Maria Roccella, ministro per le Pari opportunità e la famiglia dell’esecutivo di centrodestra, contestata e poi silenziata agli Stati Generali della Natalità. Uno spettacolo ignobile, che ha messo ancora una volta a nudo la reale natura dei contestatori, rei di aver impedito a un ministro della Repubblica di intervenire ed esprimere liberamente le proprie idee solo perché contrarie alle loro, e di tutti quelli come Saviano e Scurati, sempre bravissimi a riempirsi la bocca di belle parole e a richiamare la libertà di pensiero, di espressione e il rispetto per le donne, ma solo se in ballo ci sono le loro libertà e le loro donne. Ovviamente ciò non può valere se in gioco c’è la libertà di parola di un ministro, ops, pardon, Ministra, “in odor di fascismo” come la Roccella. Per carità.
In questo caso non c’è censura, non c’è bavaglio, non c’è patriarcato. Tutto normale. Nessun problema. Non c’è nulla. Soltanto l’intolleranza sinistra dei contestatori, e l’ipocrisia e il doppiopesismo di quegli intellettuali moralisti e piagnucoloni, come Roberto Saviano e Antonio Scurati, autoproclamatisi martiri esclusivi della spietata Inquisizione fascista. Ma fateci il piacere. Ridicoli.
Salvatore Di Bartolo, 9 maggio 2024
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