Società

Saviano ha sempre ragione. Anche se usa il bimbo sbagliato - Seconda parte

Lo scrittore ha postato sui social un’immagine per condannare Putin. Peccato che lo scatto sia del 2015

L’approccio orale è se possibile ancora più immangiabile, con quei prediconi strampalati di rosso vestiti, quelle omelie trinariciute senza capo né coda. Hanno voglia a millantare le strazianti emozioni che regalerebbe a suon di pipponi, la verità è che appena Roby lo senti dormi seduto con gli occhiali. Con quel ditino sempre in punta di narice, a posare un pen(s)oso atteggiamento morale. L’uomo più tamponato del mondo, al posto del cotton fioc usa l’indice (noi il medio, verso di lui). Saviano è “uno che vive di parole”, nell’immortale definizione di Aldo Grasso, ma è pure uno che vive di pose, un influencer dell’antimafia. Perché per lui, cioè per la Saviano inc., tutto è mafia, cioè business: la guerra, la politica, il riscaldamento globale, i terremoti, la crisi energetica, l’invasione russa, Berlusconi-Salvini-Meloni, la destra, buona parte della sinistra, l’America, il Covid, le carestie, le disuguaglianze, le mezze stagioni che non ci sono più.

Lui la mafia la mette su tutto, se va in pizzeria al cameriere dice (col dito sulla narice): uhè, guagliò, mi raccomando che la mozzarella non venga da allevamenti della camorra. Se va dal gommista, lo ammonisce: statt’ accuort che le gomme non vengano dalla terra dei fuochi. Una mania, ma tutta orientata a fare soldi per fare soldi per fare soldi. Perché Bob Saviano, detto ‘O Martirone, da bravo bottegaio “’e’ sorde” non l’ha mai schifati fin da quando, all’insegna del vittimismo outsider, faceva da cinghia di trasmissione tra Mondadori dell’esecrato Berlusconi e Repubblica-Espresso dell’adorato De Benedetti, le due maggiori corazzate editoriali del Paese. Del resto, uno che ha avuto il coraggio di subentrare a Giorgio Bocca nella rubrica “L’antitaliano” proprio sull’Espresso, non può tenere vergogna. Bocca è stato uno degli ultimi immensi di una stagione giornalistica irripetibile, dopo di lui avrebbero dovuto ritirare quella rubrica: l’hanno data a un presuntuoso che più sfondoni piglia e più fa la ruota del pavone. Aveva ragione Giorgio nel dire: “A me questo Saviano mi sta sui coglioni”.

A tutta Italia, in realtà: anche a chi non lo ammette e segue “Che tempo che fa” come atto militante. Il programma dei ricchi sfondati: a forza di pose, di scorte, di pipponi di “aver ragione” sballandole tutte, Bob Saviano ha messo insieme un capitale che solo un anticapitalista di parole (ma non di parola) come lui poteva raggranellare, compreso un bell’attichetto a New York con vista su Central Park: la causa dell’antimafia lo esige. La sua compagna, in tutti i sensi, la Meg ex cantante del gruppo sovversivo napoletano 99 Posse, quello di ‘O Zulu, lo zapatista che vedeva fascisti da sterminare ovunque, così come Saviano i mafiosi, da brava comunista fanatica che voleva sradicare dal mondo la proprietà privata, risulta risidere in un appartamento da 120 metriquadri a Napoli, naturalmente blindato e munito di telecamere di sorveglianza. E va in giro, per non esser da meno del compagno, scortata da sbirri non più “nemici da abbattere”.

Una bella coppietta di paraculi tricolore, non c’è che dire: con compagni come questi, chi ha bisogno dei liberisti? E chi ha bisogno di giornalisti, con bufale tipo quella del piccolo mutilato di Mariupol? Ma, ancora una volta, a Bob l’americano hanno fatto lo sconto: Puente, il “debbunker” de Mentana, quello di Open cui è stato appaltato il controllo delle fonti su Facebook (con risultati che farebbero la delizia dell’impero sovietico o maoista), ha minimizzato lo scivolone a “notizia priva di contesto”. Di chiunque altro a destra avrebbe detto: cialtrone, mascalzone, fregnacciaro, grand. Ladr. Farabutt. Matricolat. Ma non del compagno martire scortato emarginato censurato vittima dei poteri forti più rompiballe che c’è. Saviano, invecchiando, si fa crescere il barbone, dopo averlo fatto crescere per 16 anni a tutti, e somiglia sempre più a Giobbe Covatta. Solo che fa più ridere.

Max Del Papa, 18 aprile 2022

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