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Saviano, ovvero meno di Zero Zero Zero

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Purtroppo siamo ancora qui a scrivere di Roberto Saviano perché, mentre sui social ci vuol far vedere che è sempre dalla parte dei più deboli, la serie tratta dal suo libro Zero Zero Zero è in onda con il risultato di raccontare il narcotraffico internazionale come gli sparatutto dei videogame mostrano la criminalità ai nostri figli attaccati alle varie consolle.

Con il risultato che la serie risulta una cattiva imitazione di American Sniper di Clint Eastwood (regia e fotografia sono pallide ombre delle scene di guerra più cruente) con una trama più vicina alla telenovela Sentieri che ad una serie d’inchiesta. Già il libro non era un capolavoro: accusato da alcuni giornali, soprattutto americani, di plagio (dopo la condanna sempre per plagio in Cassazione relativa a Gomorra), in Zero, Zero, Zero ci sono intere pagine addirittura copiate da Wikipedia, l’enciclopedia del popolo digitale.

Se la Gomorra televisiva era a dir poco diseducativa – con spacciatori e criminali raccontati con l’enfasi neanche troppo sotto traccia di nuovi eroi – i protagonisti di Zero Zero Zero non sono neanche eroi: sono delle caricature tra Scarface e la serie Narcos, tra un Pablo Escobar e Rambo II La vendetta.

Il problema principale è che soprattutto non si vedono mai le vittime del narcotraffico: i morti in battaglia sono tanti, ma quelli per la strada o i pusher che pagano ogni colpa pur vittime dell’ingranaggio ultimo?

Saviano anche questa volta calpesta ogni morale, su tutti la sua, per passare alla cassa.

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