Rassegna Stampa del Cameo

Sbarchi: la pacchia è finita? Per molti sì

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Twitta la Caritas Ambrosiana, a firma di Mons. Mario#Delpini (#Share Jorney; #Migranti): “Quello che succede nel Mediterraneo, in Italia, in Europa può lasciare indifferenti i cristiani?” A questo appello si associa il mio amico, grande avvocato d’affari svizzero, Paolo Bernasconi che chiosa “Quello che decide il #Governo italiano riguardo ai #migranti può lasciare indifferenti i Cristiani?”

In forme diverse, è ciò che scrivono le migliori penne nostrane, in particolare la mia preferita, quella dell’amico Mattia Feltri, tutte associandosi. Lo faccio anch’io, anzi raddoppio: perché solo i cristiani? Pure gli ebrei, gli islamici e perché no i massoni, gli atei, devono sentirsi coinvolti.

Anni fa mi posi la stessa domanda. Ovvio che i naufraghi dovessero essere salvati e portati al porto più vicino, ma c’era qualcosa che non mi tornava. Mi chiesi: perché sono così tanti e tutti già in mezzo al mare? Sembrano naufraghi ma non lo sono nell’accezione di quelli della mitica baleniera Essex. Sembrano naufragi ma non sono casuali come dovrebbe essere un naufragio. Mi appariva più una linea di montaggio di naufragi falsi, ma con morti veri. Mi ripetevo, perché accettare che la scena inizi con loro già in mezzo al mare? Con la morte non si può scherzare. Se pretendi di commentare il “dopo” devi scoprire cos’è il “prima”.

Questi poveracci all’apparenza erano come i miei nonni e zii migranti di inizio Novecento, la quasi totalità non fuggivano da una guerra, e neppure dalla fame, visto che investivano nel viaggio da 4 a 8.000 $ (cifra incredibile per un africano), erano giovani e forti. I miei nonni e zii, che seguivano le regole stabilite dall’accordo Roosevelt vs Re Vittorio Emanuele III, al confine con la Francia per imbarcarsi al porto di Le Havre presentavano il passaporto e motivavano l’ingresso. All’arrivo a New York presentavano le carte: non si entrava in America senza aver un posto di lavoro e un indirizzo ove vivere.

Questi no, forse a loro insaputa compivano illeciti ogni volta che superavano una frontiera, tosati da un boss locale. Arrivati in Libia si affidavano a organizzazioni criminali, queste si facevano pagare il biglietto per l’intera traversata, ma poi al limite delle acque territoriali si palesava, come un miraggio, una carretta del mare, una Ong acquatica, e allora iniziava un’oscena sceneggiata, ove i clienti passeggeri, diventati pacchi Amazon, rischiavano la vita per colpa di criminali scafisti e ambigui salvatori. Queste cose le scrissi in Camei d’antan, mi dissero: “È un fenomeno epocale, cento milioni di africani ci invaderanno …”. Intanto tutto cadeva sulle spalle dell’Italia, il nostro tessuto sociale si slabbrava irrimediabilmente.

Un giorno, i cittadini elettori dissero basta. Arrivò a Palazzo Chigi uno sconosciuto professore di diritto, supportato da due ragazzotti che si giocavano la partita politica della vita. Costui disse una banalità: “Chiunque metta piede in Italia, mette piede in Europa”. Stupore, nessuno c’aveva pensato. I due ragazzotti scoprirono che due navi Ong non avevano rispettato le regole, quindi erano fuorilegge, da sequestrare. Possibile? Un Presidente de la République perse la testa, cominciò a straparlare (credeva di essere Bonaparte mentre era solo un bonapartista d’accatto), una Cancelliera, ormai frusta, si vedeva sfuggire il Nobel per la Pace e non sapeva più che fare. Così, l’Italia, inopinatamente si ritrovò al centro di tutti i giochi. Che aveva mai fatto? Aveva banalmente messo avanti il buon senso comune, ergo gli interessi nazionali.

Come andrà a finire questa partita nessuno lo sa, ma nulla sarà più come prima. Nel frattempo, corri Professor Forrest, corri!

Riccardo Ruggeri, 27 giugno 2018

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