Poi lo scandalo si sarebbe allargato per accuse di frodi fiscali alla società di consulenza citata, peraltro inquisita da quel Parquet national financier français (Ufficio del procuratore finanziario nazionale) che – come nota il quotidiano svizzero in lingua francese, “Les Temps” – “en 2017 avait contribué par ses investigations à la chute de François Fillon” ha contribuito con le sue investigazioni alla caduta di Fillon.
Spiegare tutta la politica con i complotti è una sciocchezza, ma sottovalutare il ruolo che il deep state ha in Francia è altrettanto sciocco.
Forse non sarebbe inutile per capire parte di quel che sta avvenendo cercare di leggere il malcontento di uno dei centri del potere d’Oltralpe, l’esercito. Con le dimissioni del capo di Stato maggiore, Pierre de Villieres, quando Macron diventa presidente; con il malcontento per la politica di Parigi in Africa (ben testimoniato dalle scelte anche di Bollorè che si è ritirato dagli investimenti in quell’area); con gli aspri dissensi dimostrati verso l’asse Usa-Gb-Australia formatosi prima per i sottomarini nucleari poi per i missili ipersonici, con una Germania che si è riarmata ma non costruendo un esercito di difesa europeo bensì comprando aerei di combattimento americani, con i pasticci che Washington ha combinato in aree di grande interesse francese come Libia e Siria.
Insomma se l’esercito francese considera che l’attuale inquilino dell’Eliseo non sia in grado di difendere bene alcuni interessi nazionali prevalenti, questo fatto potrebbe avere qualche effetto sugli equilibri nell’establishment francese. Con qualche conseguenza.