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Scarpe Lidl: le 2 ragioni di un successo

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C’avete presente quei simpatici giovanotti che hanno preso d’assalto (alcuni addirittura ben prima dell’apertura) i negozi Lidl di tutta Italia per accaparrarsi un paio di scarpe della cui bellezza, comodità ed utilità è oltretutto lecito dubitare?

Le ragioni di un fenomeno di massa del genere (lo stesso era accaduto nei giorni scorsi in Germania, Francia, Belgio e Finlandia) credo possano essere individuate in due ordini di fenomeno.

1. Il primo fa riferimento alla possibilità che quelle sneakers possano essere sfoggiate in strada, mostrate con orgoglio agli amici, in ossequio a una strana moda che si fonda sull’ostentazione di marchi della quotidianità low-cost (costano solo 12,99 euro) e la cui forza d’attrazione discende per li rami dal condizionamento social.

2. La seconda ragione scava più a fondo nella psiche dei nati in questo primo scorcio di secolo. Quei ragazzi sono vittime inconsapevoli di quello che uno dei massimi ideologi della globalizzazione – Zbignew Brzezinki – chiamava “tittainment”, crasi che vuole alludere all’allattamento dei popoli con il virtuale e lo spettacolo con la finalità neanche tanto recondita di inibirne definitivamente ogni forma di autonomia e indipendenza di pensiero così da indirizzarne gli stimoli e i desiderata verso forme di consumismo le più compulsive.

Quell’agglomerato di aspiranti acquirenti di un oggetto non essenziale, rappresentano l’epifenomeno di una realtà globale in cui gli uomini sono percepiti se non attraverso il loro potere d’acquisto e la loro capacità di generare profitto, attraverso la loro attitudine a produrre, a lavorare, a consumare.

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