Mentre Romano Prodi auspica la nascita di una coalizione di centrosinistra in grado di contrastare lo strapotere politico di Giorgia Meloni e dare vita ad una valida alternativa al centrodestra di governo, i leader dei principali partiti di opposizione continuano a litigare praticamente su tutto. Dalla guerra all’ambiente, dal Mes alla Giustizia, passando per il posizionamento in merito al voto europeo e alle presidenziali statunitensi, per arrivare fino alla Rai, tanti sono i temi rispetto ai quali Pd e M5s si scoprono profondamente divisi e diversi.
Così tanto, da suscitare ilarità allorquando gli inguaribili fautori dello schema Ulivo rispolverano convintamente l’idea di una federazione di centrosinistra, identificata, in assenza di altro (contenuti, idee, programmi), quale la sola possibilità per tenere testa al centrodestra. Tanto più, se poi, il fantomatico federatore in grado di riunire le confuse sinistre italiche sotto un’unica bandiera dovesse essere identificato nella persona di Elly Schlein. Un’eventualità, anche questa, che fa sorridere, essendo l’attuale segretario dem troppo spesso appiattito sulle posizioni di Giuseppe Conte e del suo Movimento e del tutto incapace di dettare una propria linea politica.
Orbene, se la Schlein subisce Conte, vuoi per carenza di carisma, vuoi per mancanza di idee, non si capisce in che modo i Cinque Stelle potrebbero mai riconoscere ed accettare la leadership del segretario del Pd, che perdipiù, ricordiamolo, fatica già (parecchio) ad imporsi all’interno del suo stesso partito. Il clima che si respira dalle parti del Nazareno non è certo dei migliori. Elly Schlein non convince, tanto che una parte influente del gruppo dirigente dem non aspetta altro che un passo falso del Pd alle prossime Europee per poterla silurare.
Come pure non convincono le sue posizioni, soprattutto in politica estera, e la sua testardaggine nel voler inseguire a tutti i costi Giuseppe Conte. Anche perché, a ben vedere, il leader pentastellato appare di gran lunga più attratto dall’idea di imporre la propria egemonia nell’elettorato di centrosinistra, che dall’ipotesi di unire le forze con il Pd e fare fronte comune contro il centrodestra.
In sintesi: la Schlein, seguendo pedissequamente i consigli di Romano Prodi, insegue Conte, nella speranza di poter far rivivere l’Ulivo (un’autentica ossessione per il professore) e avere così la meglio sul centrodestra. Giuseppe Conte, dal canto suo, non ha nessuna intenzione di arretrare e cedere il passo alla Schlein, anzi, continua a lavorare (senza neppure nascondersi troppo) per imporre la propria leadership all’interno del centrosinistra. Nel frattempo, i dirigenti dem tessono nell’ombra la loro tela per costruire il futuro del partito senza Elly Schlein.
Altro che coalizione capace di rappresentare una valida alternativa per il governo del paese. Con questo centrosinistra così confuso e diviso, Giorgia Meloni e il centrodestra possono continuare a dormire sonni tranquilli ancora a lungo.
Salvatore Di Bartolo, 2 febbraio 2024