Il giudizio che ne dà Nando Pagnoncelli sul Corriere della Sera, molto in sintesi, è questo: le polemiche sul treno di Lollobrigida, la fine del mercato dell’elettricità e forse anche l’accordo con l’Albania sui migranti potrebbero non aver giovato al governo e a Giorgia Meloni. L’esecutivo raccoglie il 39% di giudizi positivi contro il 50% di chi non è soddisfatto, un dato ormai del tutto allineato con quello del premier. Però? Però Fratelli d’Italia continua la sua corsa in cima alla lista delle preferenze degli elettori e la distanza tra centrosinistra e centrodestra, nonostante un lieve calo di quest’ultimo, continua ad essere abissale.
Ma andiamo ai dati. Ieri Elly Schlein nel suo dialogo con Repubblica si era detta certa che “se prendiamo i dati delle ultime elezioni politiche, si vede chiaramente che loro non hanno allargato il consenso rispetto al precedente voto”. Analisi azzardata. Ma soprattutto un po’ distante dalla realtà. Vero è che alle Europee del 2019 il centrodestra aveva raccolto il 49,6% contro il 43,8% delle politiche hanno incoronato Meloni, ma si tratta di due votazioni decisamente differenti e anche il centrosinistra tra le due tornate aveva perso 2 punti percentuali. Il punto è che rispetto a 43,8% di settembre 2022, oggi il centrodestra (pur perdendo un 1,5% rispetto a novembre) gode del 45,1% dei consensi. Tanti, in aumento rispetto alle Politiche e soprattutto decisamente di più rispetto al risicato 25,4% del centrosinistra.
Per non parlare della salute dei partiti. Nell’ultimo mese Lega e Forza Italia hanno perso terreno, per diversi motivi forse dovuti alle posizioni assunte in questo periodo. Il Carroccio lascia sul terreno un 1,2% di voti mentre Tajani l’1%. Tuttavia FdI risale di uno 0,8% attestandosi al 29,3%, ben 3,3 punti percentuali in più rispetto a quando Meloni è salita al potere. E il Pd? Elly Schlein, secondo Isos guadagna l’1% in un mese ma è inchiodato al 19%, cioè meno dello stato comatoso cui l’aveva lasciato l’ex segretario Letta. Il “miglioramento del Pd”, scrive Pagnoncelli, “non sembra però per ora segnare una vera ripresa, attestandosi sul livello medio che vediamo da giugno”.
L’altro dato da segnalare è quello del M5S: il partito di Giuseppe Conte ruota attorno al 17,2%, due punti percentuali in più rispetto alle politiche del 2022. La sfida di Elly e Giuseppi sarà quella di trovare un accordo elettorale per formare una alleanza giallo-rossa. Piccolo problema: anche sommando i voti del centrosinistra con quelli grillini, si arriverebbe ad un 42,6%, lontano quasi tre punti dal 45,1% del centrodestra. Per il sorpasso servirebbe di stringere un legame con Azione di Carlo Calenda. Ma per ora, se si fa eccezione per la battaglia sul salario minimo, siamo nel campo della fantapolitica.