Le elezioni europee hanno ridato slancio ed entusiasmo alla sinistra dopo batoste su batoste. Nonostante il centrodestra sia ancora l’alleanza più amata del Paese – unico governo Ue a non fare passi indietro – il Partito Democratico in rialzo s’è convinto di poter dare filo da torcere all’esecutivo Meloni. Ma i dem da soli non vanno da nessuna parte, lo sa anche Elly Schlein. Ed ecco il ritorno di fiamma: l’accozzaglia. Sì, esattamente come in passato: un’ammucchiatona di partiti che non condividono nulla se non l’odio nei confronti della destra. Insomma, il cartello della poltrona. Emblematica l’ultima mossa della Schlein.
Dopo accuse e insulti di ogni tipo, la segretaria del Pd è pronta a reclutare anche Matteo Renzi. Oltre ad aver già arruolato in qualche modo Movimento 5 Stelle e Alleanza Verdi-Sinistra, la Schlein s’è detta pronta a dialogare anche con il leader di Italia Viva. Incoerenza allo stato puro. “Molto prima che ragionare sui perimetri delle corse politiche e sui modi dobbiamo metterci d’accordo sulle cose da fare per l’Italia: salari, sanità pubblica, scuola pubblica, conversione ecologica, un nuovo piano industriale e diritti delle persone. Partiamo da lì, partiamo dalla questioni concrete”, le sue parole al Festival di Giffoni.
Sia chiaro: il ragionamento di Renzi è comprensibile, Iv è politicamente finita e l’unico modo per tornare a contare qualcosa è aggrapparsi al carro del possibile vincitore. Rinnegando anche se stesso, ma non è una novità. Tutt’altro che condivisibile l’iniziativa della Schlein, che sembra così disposta veramente a tutto pur di avere la meglio sulla Meloni. Anche a correre il rischio di guidare una coalizione che imploderebbe dopo quattordici minuti. Perché questa sinistra ha idee diverse su tutto: dal giustizialismo (basti pensare a Toti) alle tasse, passando per l’Europa, le crisi internazionali e la linea sull’immigrazione. Cosa c’entra Renzi con chi vuole la patrimoniale, uscire dalla Nato e abolire il Jobs Act? Per non parlare delle diversità di vedute già esistenti tra Pd, M5s e Avs.
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Non ci resta che osservare l’evolversi della situazione, con un’unica certezza: le accozzaglie non hanno mai avuto successo a livello politico, quantomeno a lungo termine. Dopo aver rischiato la poltrona, la Schlein è convinta di poter dire la sua a livello nazionale ma ha imboccato la strada più impervia: affidarsi a Renzi, Conte, Bonelli e Fratoianni è sinonimo di coraggio, ma anche di probabile fallimento.
Franco Lodige, 26 luglio 2024
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