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Schlein segretaria, per il Pd è la fine

Ha vinto con il 53,8% contro il 46,2% dello sfidante Bonaccini. Cosa potrebbe succedere tra i dem

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Il Pd ha il suo nuovo segretario. Per la prima volta, a guidare la segreteria nazionale sarà una donna, la deputata Elly Schlein. “Saremo un bel problema per il governo Meloni”, questa la prima dichiarazione a caldo del neo segretario dem (mi perdonerà se uso il maschile) dopo aver avuto la meglio nel testa a testa che la opponeva al governatore dell’Emilia Romagna Stefano Bonaccini.

Prima dichiarazione e primo abbaglio. Si, perché la Schlein, evidentemente troppo presa dai festeggiamenti, probabilmente non deve ancora essersi resa conto che la sua elezione rappresenterà un gran bel problema per il suo stesso partito, più che per il governo in carica. Le posizioni della Schlein sono infatti notoriamente alquanto radicali e talvolta persino al limite dell’integralismo, pertanto, la linea politica che la nuova segreteria imprimerà al Pd tutto si preannuncia fuorché moderata. E questo, sì che potrebbe essere un grosso problema per un partito che storicamente raccoglie al suo interno sensibilità politiche molto eterogenee e da qualche tempo vanta più correnti che punti percentuali.

Se, dunque, con il nuovo corso targato Schlein il baricentro del Pd dovesse spostarsi ancora più a sinistra, avvicinandosi ulteriormente alle posizioni di Giuseppe Conte e del suo Movimento, diverse anime del partito potrebbero non sentirsi più a loro agio dalle parti del Nazareno. Difficilmente, infatti, la componente più moderata e riformista accetterebbe di buon grado la linea ultra progressista che detterebbe la Schlein, che finirebbe col fare del Pd sempre più il partito del ddl Zan, delle Ztl, dell’eco-comunismo esasperato e dei centri sociali.

Ragion per cui, l’ipotesi di una scissione non è affatto remota. Tutt’altro. Una folta pattuglia di dem scontenti dell’esito delle primarie potrebbe infatti presto decidere di traslocare armi e bagagli verso quel terzo polo degli ex Renzi e Calenda, pur di non dover digerire forzatamente l’integralismo eco-liberal della Schlein e un’alleanza politica con i Cinque Stelle.

Ciò che si prospetta all’orizzonte è dunque un Pd ridotto ai minimi termini e per di più politicamente sottomesso al Movimento Cinque Stelle. In che modo ciò possa rappresentare un problema per Giorgia Meloni e il suo governo non è dato sapersi. Ciò che invece si sa per certo, è che il Partito democratico che (nostro malgrado) abbiamo avuto modo di conoscere in questi anni ha ormai le ore contate.

Salvatore Di Bartolo, 27 febbraio 2023