Sono curiosa di vedere come, dopo quanto sta avvenendo in Francia, si potrà negare che il multiculturalismo ha fallito. Attenzione, quello “multiculturale”, non è l’unico modello di società “aperta” o di integrazione sociale. Il multiculturalismo, nel suo senso più bieco, è quello schema di finta convivenza che presuppone il diritto degli immigrati a mantenere in tutto e per tutto la propria cultura di origine, evidentemente ignorando come questo alimenti una situazione di segregazione culturale.
Segregazione che oggi viene alimentata dalla cultura no border e di cui le banlieue francesi sono la plastica rappresentazione e condanna. Tanto più alto è il grado di multiculturalismo, inteso come compresenza su uno stesso territorio di diverse culture non integrate bensì segregate in mondi paralleli e non comunicanti, minore sarà il grado di fiducia e cooperazione non solo tra le diverse comunità ma anche al loro interno.
E fiducia e cooperazione, secondo molti politologi, da Robert Putnam a Francis Fukuyama, sono proprio il segreto dei modelli sociali che funzionano bene. Peccato che questi elementi siano inversamente proporzionali alla diversità culturale. La giovanissima età dei protagonisti degli scontri in Francia, soprattutto minori di origine straniera, prevalentemente musulmana, di seconda o terza generazione, vuol dire che sia la società ma soprattutto la famiglia non è riuscita a trasmettere loro alcuna fiducia nelle istituzioni (e non diciamo per favore che il problema è il razzismo della polizia francese, su questo consiglio l’intervista di Bernard Guetta oggi su La Stampa) alcun senso di appartenenza e alcuna assimilazione dei valori di una società che invece viene da questi vista come “altra” e dunque come oggetto di distruzione.
Per approfondire
- Mal di Francia: separatismo islamista e un presidente solo chiacchiere
- Francia in fiamme, ma Macron se la prende con i social
- Francia a ferro e fuoco: ora Macron è nel caos
- Darmanin, chi è l’incapace? Criticava Meloni, ma ora la Francia brucia
- Le lezioni di Macron? Il vero flop è il suo
Dunque, se vogliamo che la diversità culturale sia una ricchezza (io sono convinta che lo possa essere) occorre avere ben chiaro non quello che siamo disposti a tollerare ma il contrario, quello che non siamo disposti tollerare. Se non lo facciamo “noi”, lo faranno “loro”… anzi, lo stanno già facendo.
Francesca Ronchin, 2 luglio 2023
Autrice del libro IpocriSea, le verità nascoste dietro i luoghi comuni su immigrazione e Ong