Una frattura. Netta. Che non lascia grandi margini di interpretazione. La base dell’assemblea sinodale della Cei ha bocciato il testo presentato dalla dirigenza, rinviando ogni discorso all’assemblea in programma il 25 ottobre. Niente da fare, dunque, dopo tre giorni di intensi lavori per rilanciare e indirizzare il cammino ecclesiale verso una nuova stagione di partecipazione e impegno. “In queste giornate assembleari sono emerse sottolineature, esperienze, criticità” il commento di monsignor Erio Castellucci che ha guidato i lavori, sottolineando che “le moltissime proposte di emendamento avanzate dai 28 gruppi richiedono un ripensamento globale del testo e non solo l’aggiustamento di alcune sue parti”.
Riflettori accesi su gay, donne e trasparenza. Tra le questioni ritenute prioritarie dalla base rientrano “l’accompagnamento delle persone in situazioni affettive particolari” e la “responsabilità ecclesiale e pastorale delle donne”. Nel suo intervento, Castellucci ha rimarcato che l’assise “è stata definita da alcuni un’Assemblea ‘ribelle’. Ma è stata piuttosto un’Assemblea viva: critica, leale, appassionata per la Chiesa e la sua missione”. All’assemblea sinodale hanno partecipano 368 membri di cui 272 investiti dal munus espiscopalis e 96 non vescovi, cui si aggiungono 8 invitati speciali e i 16 delegati fraterni. Proprio Papa Francesco ha voluto un Sinodo più partecipato con una discussione partita dalla base e con un allargamento dei partecipanti.
Dopo avere votato la mozione che fa slittare il voto del documento finale ad ottobre, l’assemblea sinodale della Cei ha scritto al Papa: “Abbiamo vissuto giorni di discussione aperta e di studio approfondito delle Proposizioni, elaborate nel corso degli ultimi mesi: si tratta del risultato del lavoro delle Diocesi italiane, che si sono messe in gioco per rinnovarsi”. “Oggi possiamo dire che già questo processo è stato una palestra di sinodalità, che ci ha insegnato uno stile da mantenere anche in futuro. Abbiamo assunto decisioni importanti, che sono emerse dall’ascolto obbediente dello Spirito e dal dialogo franco tra di noi. La Chiesa non è un parlamento, ma una comunità di fratelli riuniti nell’unica fede nel Signore, Crocifisso e Risorto: ciascuno ha portato e ha proposto quindi il suo bagaglio di fede, speranza e carità”, si legge ancora.
Le riflessioni che sono scaturite confluiranno nel testo che verrà votato il 25 ottobre in occasione della prossima Assemblea sinodale, viene precisato nella missiva a Bergoglio: “Pensiamo che questo dinamismo rappresenti pienamente la sinodalità, in quanto vede tutti i ministeri ecclesiali procedere insieme, ciascuno con le proprie competenze e in armonia. Gioia e responsabilità sono i due sentimenti che ci hanno animato e che Le consegniamo, Santità, con la fiducia e l’affetto dei figli. Mentre chiediamo la Sua benedizione, Le assicuriamo la nostra preghiera per la Sua salute e per il Suo ministero di unità”.
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Da registrare anche l’intervento del card. Matteo Zuppi, presidente della Cei. “Nella Babele che sembra impadronirsi delle relazioni, c’è bisogno di non essere un gregge che rafforza il recinto . No a mura divisorie” le sue parole nella messa celebrata nella Basilica di S. Pietro: “Amiamo e difendiamo l’unità, da Oriente a Occidente”. Zuppi ha dunque invitato a superare la “tentazione di difendere sempre le proprie idee: è lo Spirito che genera comunione e fa cambiare strada, per poi ricordare le parole di Papa Francesco: “Il mondo ci vede di destra e di sinistra, con le ideologie, lo Spirito ci vede figli di Dio. La comunione è la pienezza dell’amore. Il cammino è insieme. La Chiesa è un incontro, non una idea”.
Franco Lodige, 3 aprile 2025
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