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Scoperta una falla nel green pass

Paradosso lasciapassare: vaccinati infetti liberi di circolare. Dopo 4 mesi, il ministero cerca una soluzione

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Nota bene: il primo green pass è operativo per bar, ristoranti, piscine, musei e palestre dal 6 agosto 2021; dal 15 ottobre l’obbligo è stato esteso ai lavoratori del settore pubblico e privato; e da questo dicembre ha esordito il super green pass. In soldoni, abbiamo superato ampiamente i quattro mesi di vita con il lasciapassare, convinti – i governanti – della sua necessità per contenere i contagi ed evitare che gli infetti possano circolare liberamente. Bene. Quattro mesi dopo, ripetiamo: quattro mesi dopo, si viene a scoprire che il sistema del green pass, vanto dell’Italia nel mondo, ha una falla grossa come una casa. Ovvero non registra quando un vaccinato si infetta, lasciandogli in tasca quel lasciapassare che gli permette di prendere un treno, dormire in hotel, mangiare al ristorante, fare una festicciola senza problemi.

Il caso è stato scoperto grazie, o per colpa, di un giovane milanese innamorato. Vaccinato con doppia dose, s’è beccato il coronavirus nonostante il siero. Il medico l’aveva messo in isolamento, come da protocollo. Lui però s’è fatto guidare dal cuore ed è andato tranquillamente a Torino. Sul treno gli hanno chiesto il green pass, che risultava valido nonostante l’infezione: “Prego, buon viaggio”. In hotel la stessa cosa: “Benvenuto tra noi”. Libero di infettare “grazie” al green pass. Un controsenso.

Esploso il caso, il ministero della Salute è corso ai ripari. La “falla” nel sistema pare fosse nota da tempo (alla faccia) tanto che il ministro Speranza ne parlò addirittura in un question time alla Camera un mese fa. La soluzione sarebbe quella di “bloccare” il green pass dei vaccinati per il tempo in cui sono in quarantena, così da inibirne l’uso. Ma si tratta di una misura che nessun Paese Ue ha ancora adottato e su cui l’Italia pare sia lavorando (alla buon’ora) in attesa del via libera del Garante della Privacy. “Si sta approfondendo la possibilità di revoca – disse Speranza a suo tempo – con la possibilità di prevedere una doppia opzione di stop, con segnalazione del medico ovvero attraverso il flusso dei tamponi molecolari positivi”. Da un mese a questa parte, però, novità non ce ne sono state e la “black list” di vaccinati positivi al momento non esiste.

Il paradosso, incredibile, è che per quattro mesi abbiamo lasciato in mano a persone positive un passepartout che, anziché limitare la circolazione degli infetti, ha finito col favorirla. Noi siamo stati tra i primi a segnalare il rischio che i vaccinati, convinti di avere i superpoteri grazie al green pass, potessero diventare vettori di infezione visto che, pur immunizzati, possono comunque contagiarsi. Lo avevamo chiamato il “caso Martina Colombari“. Ma ciò che emerge in queste ore è pure peggio: per quattro mesi, ripetiamo: quattro mesi, il governo non s’è accorto che il green pass aveva una falla. E che si era trasformato in un lasciapassare per infetti. Liberi di mostrare il loro certificato valido anche da positivi.