Tra le motivazioni della Lega che l’hanno risolta a disertare l’ultimo Consiglio dei ministri ci sarà pure il tentativo di recuperare molta della centralità politica perduta, tuttavia la protesta del Carroccio espressa nei confronti delle “nuove” misure anti-Covid per la scuola appare più che sacrosanta.
Studenti discriminati
Malgrado il premier Draghi abbia annunciato la svolta di una scuola tornata stabilmente in presenza, solo a leggere il geroglifico di tali, stupefacenti misure viene l’emicrania, tanto sono arzigogolate. Ma quello che risulta del tutto inaccettabile, e non solo nel mondo alla deriva dell’istruzione, è la esplicita discriminazione tra studenti vaccinati e non vaccinati. Una discriminazione la quale, così come accade per gli adulti in buona salute, è chiaramente di natura politica, dal momento che soprattutto nei soggetti in età scolare il rischio di malattia severa dal coronavirus è probabilmente più basso di quello derivante dalle eventuali reazioni avverse provocate dal vaccino. Ed è per questo che occorrerebbe riportare nel devastato mondo dell’istruzione una ventata di normalità, così come Matteo Bassetti ed altri medici che da due anni si confrontano concretamente con il Covid-19 stanno invocando da tempo.
Protocolli da abolire
In sostanza, proprio in virtù del basso rischio che già prima della comparsa dei vaccini correvano i soggetti in età scolare, occorrerebbe abolire completamente gli attuali, demenziali protocolli, adottando le vecchie e collaudate regole, consentendo di riprendere l’attività didattica in presenza dopo tre giorni dalla scomparsa dei sintomi. Anche perché l’intera, folle impalcatura che regge gli stessi protocolli si basa su due precisi presupposti: i contagi e il tentativo sempre più vano di contenerli.