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Scurati “fiancheggiatore”: ma il fascistologo nega la candidatura Pd

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Quando ero ragazzo io avevo un grande amico che non amava affatto studiare e allora la prendeva in modo tragico, sul fatalistico rassegnato: l’ultimo giorno di scuola, ai primi di giugno, noi tutti a festeggiare, assaporando la libertà, mentre lui scuoteva la testa quasi disperato: “È già ottobre…”. Noi stravolti: ma stai scherzando? Lui implacabile nel suo nichilismo percettivo: “Cosa ci mette ad arrivare?”. Ma cosa dici, ma pensa alle vacanze, pensa che abbiamo tre mesi di felicità davanti. “Datemi retta, non ve ne accorgerete neanche: è già ottobre…”. E scuoteva la testa con un sorriso di compatimento, per lui, per noi, per le umane sorti, per il tempo che è il nostro male di vivere, e si sconta attendendo. Sul tempo, demone che “non aspetta nessuno” (Mick Jagger), fiume che non scorre mai uguale (Eraclito), inesorabile inganno dei sensi (Einstein, Bergson), avevano ragione i filosofi e Cesare non era un filosofo ma aveva ragione.

Me ne sono accorto una volta di più guardando in faccia Antonio Scurati, anzi guardando la faccia di Scurati: allora mi è tornato in mente aprile, il più palloso dei mesi, per colpa di Scurati, tutta la menata sul fascismo siccome lo avevano censurato in Rai, ma non era una censura, erano soldi, voleva solo soldi, soldi, ma non erano solo soldi e, oplà, è già settembre e Scurati chiude il cerchio (di fuoco): si propone al Pd come “fiancheggiatore”, come prossimo assessore regionale culturale lagunare, e il Pd, “è chiaro: se la sta a pappà”, poi però smentisce con una letterina su Repubblica. Come cantava Frank Zappa in “Tengo ‘na minchia tanta”, insomma fa i salti (nel cerchio di fuoco) di gioia: ah, che acquisto, che opportunità, che fortuna. Che due maroni.

Ecco a cosa serviva il pippone fascista. Era già tutto previsto, come cantava Cocciante, previsto e preparato, una cosa che aveva bisogno del suo tempo, ma è già settembre. E tra pochi mesi sarà di nuovo primavera e ci saranno le elezioni. Scurati, a mezzo mi pare Bortone, queste qua sono tutte uguali, le spostano da un programma all’altro, da una rete all’altra e se ne accorge nessuno, Scurati, dicevo, stava semplicemente edificando il suo futuro, che non era nelle lettere, per favore, siamo seri: era nei tarocchi per dire in politica, come tutti quelli che sospettano di non avere altro futuro, ovvero di non valee granché in quello che fanno.

Perché un conto è la spocchia e un altro l’autostima, e questi, gratta gratta, lo sanno quello che valgono. Cioè zero. Tutti. Tutti sanno che senza il Partito dietro, aabsit injuria verbis, non fanno nessuna strada perché non hanno niente (il dramma è che la destra in appena due anni è riuscita a confermare che questa non è una degenerazione di sinistra: è una filosofia di vita e di potere). L’amichettismo, il familismo amorale, che poi è immorale, il nepotismo, l’amantismo. Il politicismo. Vado in politica, mi candido, mi propongo. Poi nego tutto eh, lo faccio con gli amichetti di Repubblica.

E questo è il guaio, serio ma ridicolo, grave ma non serio: non tanto la politica, id est il potere, come unico orizzonte, non tanto l’identificazione della politica con il potere e del potere con l’affare, il soldo, la carica, la nomina, lo stipendione che scorre, e si sa che il potere genera altro potere, ti pagano per essere potente e più sei pagato e più sarai potente e viceversa, mulinelli dell’affarismo politico, li vediamo tutti i giorni, di tutti i colori. Il problema, quello vero, è che ormai non si pone più distinzione alcuna per lo sbarco: non sai far niente? Vieni in politica. Non hai mai risolto niente? Perché non ti candidi. Te la canti e te la suoni? C’è un posto per te. Te la tiri da perseguitato? Passa con noi. Ti sei cambiato sesso? Hai le porte aperte (del cesso e del Parlamento, che poi è lo stesso). Ti sei evirato solo sulla carta d’identità? Vieni vieni con me, ooh oh. Sei una finta donna che corre con le donne e perde pure? Corri a casa in tutta fretta, c’è un partito che ti aspetta. Occupi case dei poveri e teorizzi la lotta armata? Non devi manco far campagna, sei già dei nostri.

Hai trucidato la famiglia? Poverino, sei tu la vera vittima, ti spetta un risarcimento alla Camera. Sei un trombone in stivali, però nero? Subito dentro Montecitorio senza passare dal via (la famigghia invece dal carcere, ma che ci frega a noi?). Hai una faccia scurata, ti definisci oscurato, sono tutte palle grandi come grattacieli di Dubai, hai fatto dei libri pesantissimi ma strategici? E che aspetti? Salvati, salvaci.

La discesa in campo. L’impegno. Poi la smentita. L’intellettuale prestato (più esattamente: che si presta). Non lo faccio per me ma per il Paese. C’è bisogno di valori. C’è bisogno di persone di valore. La politica è in degrado, ben venga chi la eleva (questa è una aporia: più chiamano gli elevati e più la politica si degrada, come mai?). Fino al climax del qualunquismo: tanto, per quelli che ci sono adesso… Ecco, signori, elettori, votatori: la politica è questa roba qua, attualmente. Sfido a provare il contrario.

Una occupazione di riserva, un bene rifugio, ci sono influencer tettone ignorantone che sognano lo sbarco in politica, e ci sono i partiti che ormai sono uffici di collocamento della qualunque, meglio se famigerata. Chi scrive, immodestamente, lo diceva già in aprile: guardate che questo è un paragnosta, fa tutto ‘sto casino perché punta alla cadrega, o al bucintoro. Eccaallà.

Adesso rilancio: quanto ci metti sopra che sta Boccia, che è percettibilmente, chiaramente una cacciatrice di dote e di fama, una che investe in se stessa, verrà mormorata come prossima candidata? Tanto l’esperienza ormai ce l’ha, o no? Ma la Ferragni era o no in rampa di lancio per il Pd, prima che la Lucarelli, un’altra mormorata sulla soglia per i grillini, le rompesse la candidatura nel pandoro? Ma non lo capite che gli scoop che svolazzano sono sempre, inesorabilmente, in funzione di candidatura da lanciare o da abbattere? Ma non li vedete i nomi che passano? E voi credete in una resipiscenza?

Ca quanno mai: recrudescenza, piuttosto, perché l’unica certezza è il vaso di Pandora, che una volta scoperchiato nessuno lo richiude, principalmente perché non c’è chi lo voglia chiudere. Anzi, no, l’unica certezza, a questo punto, sono tre: ‘o Scurati verrà eletto nonostante la smentita; sarà un tale censore che al confronto il Fascismo diventa l’orgia del pluralismo inclusivo; il mio amico Cesare aveva ragione.

Max Del Papa, 8 settembre 2024

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