Anche oggi si continua a parlare di Antonio Scurati, presunto martire, l’uomo “col bersaglio addosso” che addirittura si fa intervistare dai giornali di mezzo mondo, spalleggiato da Maurizio Molinari. Già, la censura. Ma quale? Al momento la Rai non ha ancora reso pubblica l’istruttoria interna richiesta dall’ad Roberto Sergio, ma noi possiamo mostrarvi in esclusiva alcuni documenti interni che smentiscono categoricamente la cantilena ripetuta da giorni dagli Scurati boys. E ribadita anche ieri in un’insopportabile valanga di retorica da 25 aprile militante.
I documenti esclusivi
Partiamo dalle carte. Quelli che pubblichiamo sono i documenti del piano di produzione del programma condotto da Serena Bortone, Che sarà…, con tanto di scambio di mail interno sui comunicati stampa della trasmissione di sabato 20 aprile. Dal carteggio emerge che la produzione Rai prevedeva eccome la presenza di Scurati in onda, tanto che in una mail del 19 aprile, firmata dalla capo-struttura Ilaria Mecarelli, viene ufficializzata la scaletta con la presenza dello scrittore. Dallo stesso indirizzo parte anche il comunicato stampa, con Scurati sempre presente, che riceve il via libera del vice direttore degli Approfondimenti, Giovanni Alibrandi. Non solo. La Rai il 19 aprile alle 10.35 si era anche preoccupata di acquistare i biglietti di andata e ritorno del treno (prima classe, ovviamente) e una notte all’hotel River Chateau di Roma.
Domanda di buonsenso: che logica ci sarebbe nell’inserire Scurati in scaletta, inviare il comunicato stampa a tutti i giornali ed acquistare pure biglietti ed hotel per un ospite che non deve andare in onda? Nessuno. Solo un pazzo investirebbe risorse e tempo per rendere confortevole viaggio e alloggio ad un autore che si vuole censurare. E infatti la favola del regime cattivo che cerca di silenziare Scurati non sta in piedi.
La ricostruzione minuto per minuto
Per capirlo, facciamo un salto indietro. Mattina del 20 aprile: Serena Bortone, dopo aver passato la serata al telefono e ad inviare mail, pubblica un post per denunciare di aver scoperto “per puro caso” che “il contratto di Scurati era stato annullato”. Infastidita per non essere riuscita “ad ottenere spiegazioni plausibili”, l’ex capo ufficio stampa per le primarie del Pd la butta in caciara. E ci riesce. In poco tempo Boldrini, Usigrai, Pd e compagnia cantante si scandalizzano per la “censura all’intellettuale”.
La Rai smentisce a stretto giro. Paolo Corsini, direttore dell’Approfondimento, invita a non confondere “aspetti editoriali” con quelli economici. Ed è qui che le versioni non collimano. Stando alle ricostruzioni giornalistiche, l’agenzia che cura l’immagine dello scrittore avrebbe chiesto 1800 euro per il breve monologo sul 25 aprile. Secondo alcuni, l’Ufficio contratti e Scurati avrebbero chiuso l’accordo a 1500 euro. Un costo troppo alto per la direzione editoriale, ovvero un altro ufficio della Rai, che impone lo stop al contratto.
La questione si inceppa solo quando la redazione di Che Sarà riceve il testo del monologo e lo inoltra alla Direzione Approfondimento? Difficile dirlo. Di certo però la tv di Stato non “censura” affatto Scurati, visto che non gli impedisce di presentarsi in onda a leggere il suo monologhetto anti-Meloni: chiede solo di farlo a titolo gratuito, semmai in cambio della “pubblicità” alla serie tv basata sui romanzi dell’autore presto in onda su Sky. Una proposta che i vertici della Rai considerano accettata dopo aver ricevuto, la sera del 19 aprile, la “conferma” dalla scaletta da parte della redazione del programma.
La prova della fondatezza di questa tesi sta proprio nella mail spedita da Mecarelli ad Alibrandi, in cui Scurati è presente con la dicitura “TG”, cioè a titolo gratuito; mail cui il vicedirettore dà il suo assenso. Lo stesso Corsini ribadisce infatti che – al netto di mere questioni burocratiche – “la possibilità di andare in trasmissione non è mai stata messa in discussione”.
La ricostruzione viene però contestata dai fan di Scurati. Repubblica, per dire, nei giorni scorsi ha pubblicato una nota interna alla Rai in cui si comunica che la partecipazione dell’autore sarebbe stata “annullata per motivi editoriali”. Frase che ha fatto gridare allo scandalo. Piccolo problema, anzi due. Per prima cosa, come scrive il Giornale, la dicitura si riferiva al no al pagamento della prestazione da parte “della direzione editoriale, che nel gergo interno viene riassunto nelle parole ‘motivi editoriali'”. Secondo: la nota interna (ore 16,54) è precedente alla mail della redazione di “Che sarà” con il comunicato stampa (ore 17.41) e a quella con il riassunto degli ospiti (ore 17.42) in cui vi è la conferma di Scurati “a titolo gratuito”. Alle 19.09 il comunicato viene pure inoltrato ai giornalisti.
Ma quale censura
Tutto sembra filare liscio, fino al tweet della Bortone della mattina successiva. Chi sostiene la tesi della “censura politica” racconta infatti che Scurati non avrebbe confermato la sua presenza a gratis e che la mail con la scaletta sia stata fatta partire “per tenere aperta la trattativa”. Sia come sia, quando la mattina del 20 aprile Scurati rifiuta di non farsi pagare per le sue intemerate anti-governo, scoppia il bubbone.
Una cosa però è certa. Per “censura” s’intende l’azione da parte dell’autorità per impedire la pubblicazione di un qualche scritto. Definizione che non si addice al caso Scurati: al netto del pastrocchio burocratico sul contratto, infatti, il neo-martire della sinistra avrebbe potuto tranquillamente sostenere le sue tesi in diretta tv davanti ai telespettatori. Gli sarebbe bastato accettare – magari controvoglia – la partecipazione a titolo gratuito, godendo intanto di treni e hotel a spese del contribuente.
Ultimo appunto. Dall’ultimo documento che vi mostriamo, emerge chiaramente che l’annullamento delle prenotazioni (ore 13.04 del 20 aprile) è successivo al tweet della Bortone (prima mattina del 20 aprile). Che strana questa censura che si adopera per acquistare i biglietti e prenotare stanze d’albergo a uno scrittore che vorrebbe zittire.
Giuseppe De Lorenzo, 26 aprile 2024
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