Venerdì 1° novembre Marco Damilano, conduttore de Il cavallo e la torre, in onda su Rai3, ha ospitato Antonio Scurati, autore di un ennesimo libro su Benito Mussolini: M. L’ora del destino. Ovviamente era scontato che nei 15 minuti della puntata si parlasse del fascismo, con un occhio attento ai giorni nostri, visto che lo scrittore napoletano ci ha propinato una arzigogolata pappardella in merito al pericolo che corrono le nostre democrazie a causa di alcuni presunti oligarchi del momento, con un particolare riferimento a Donald Trump. Un personaggio che il nostro ha bollato a prescindere con queste stupefacenti parole: “La sua concezione della democrazia è manifestamente autoritaria”.
Ora, per chiunque sia ancora legato all’idea di una democrazia liberale, che è quella in cui ancora oggi noi viviamo, una democrazia autoritaria è già di per sé una forte minaccia alla sopravvivenza della democrazia liberale. È in atto una minaccia, non dobbiamo aspettarcela dal risultato delle elezioni (americane). Che Trump vinca o perda, che sollevi alcuni Stati contro il responso delle urne, che faccia la secessione come dice Robert Kagan, che faccia la lotta armata, o che non faccia nulla di tutto questo, la minaccia è già qui, ora!”
Dunque, per ricapitolare, questo celebrato profeta del pensiero equo e solidale, sempre politicamente corretto, ha sentenziato: qualunque cosa faccia Trump, la sua intrinseca e molto presunta avversione per la democrazia liberale – quella che per intenderci fu sospesa per anni in Italia durante la pandemia, mentre evidentemente Scurati era intento a scrivere libri dentro una cassa di limoni – non sarà mai emendabile.
Dopodiché lo scrittore ha riservato un altro anatema alle destre che si oppongono, spesso con molti argomenti fondati, allo strapotere della propaganda climatista: “La tristezza – ha esordito mestamente il paladino di tante sinistre anime belle – è che sempre più gli intellettuali, ma anche gli scienziati, portatori di sapere, di conoscenza, gli scienziati che che ci avvertono sull’emergenza climatica – pensiamo ai 200/300 morti in Spagna su una autostrada, il simbolo del progresso, della modernità -, che ci avvisano, vengono additati dai populisti come nemici del popolo. Che cavalcano (i populisti) questo rifiuto per le élite – siano esse élite finanziarie, élite politiche, élite di conoscenza – fino al suicidio del mondo.
Ora, le oligarchie si sono meritate in passato questo sentimento di rigetto da parte del popolo, ma chi lo cavalca fino al suicidio del pianeta, pur di lucrare un guadagno elettorale, è sciagurato e colpevole davanti alla storia. Veramente magnifico! Scurati, non solo spara numeri a casaccio sulle vittime dell’alluvione che ha colpito il Paese iberico, visto che le cifre da egli espresse riguardano il totale dei morti, ma arriva a confondere le élite – termine abbastanza ampio – con le oligarchie, le quali hanno storicamente una ben più precisa caratterizzazione.
Oltre a ciò, Scurati interpreta in modo molto evidente il ruolo di un intellettuale che piace molto alla sinistra di questi tempi; ovvero un personaggio in grado di rilanciare dal suo colto pulpito la dottrina emergenziale che rappresenta l’ultima frontiera per chi politicamente sembra avere sempre meno da dire sul piano della concretezza. E così, come gli stessi intellettuali di tale risma ai tempi del Covid attaccavano i detrattori delle misure liberticide imposte dai governi dell’epoca, accusandoli di causare una sorta di catastrofe umanitaria di enormi dimensioni, oggi costoro alzano il loro illuminato ditino contro chi esprime dubbi e perplessità sulla narrazione climatista, attribuendo loro la volontà di portare al disastro l’intero pianeta. E se una volta uno dei tanti slogan della stessa cultura di sinistra recitava “vietato vietare”, attualmente i suoi eruditi sacerdoti del bene comune ci spiegano che è assolutamente “vietato dubitare”.
Claudio Romiti, 3 novembre 2024
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