Chi si ricorda una canzone di Morgan alzi la mano. Nella vicenda che sta interessando tutte le televisioni, la lite a Sanremo tra Morgan e Bugo sta diventando, anche per la condivisione social del testo cambiato da Morgan con picchi di centinaia di migliaia di accessi, il simbolo di un’arte che non esiste più.
O meglio: oggi la maggior parte degli artisti sono con parte ma senza arte. Esattamente quello che rappresenta Morgan. Potrà anche essere un validissimo musicista, polistrumentista, genio della musica ma cosa arriva a noi ascoltatori? Il nulla. Non ci arriva una nota, non ricordiamo, e non per ignoranza una sua canzone che non sia una cover di Battiato o di De Andrè o di Tenco. Del suo talento, che indubbiamente possiede, manca il genio. E del genio manca completamente il talento.
La scusa di non essere commerciali non regge più: oggi ti devi adattare ad un nuovo format discografico che ti costringe a commercializzarti per uscire. Certo Morgan lo sa bene, lui tra i presentatori di tanto diversi ‘X-Factor’, ha orecchio senza dubbio ma di lui cosa ci arriva: un Beethoven ossigenato, uno che la moglie gli ha sequestrato la casa perché non pagava il dovuto, un polemista che non ha neanche il mestiere di Mughini o di una Parietti. Un parlatore a vanvera che rischia di appiattire ancor di più il mondo musicale.
Perché se c’è Selvaggia Lucarelli a giudicare della gente che balla o Rula Jebreal a farci un sermone sulla violenza sulle donne allora è colpa di Morgan e dei tanti talenti sprecati come lui. Penso ad un altro autentico genio: Gianluca Grignani che ormai è andato a rotoli, contratto stralciato dalla Sony pubblicamente, disco auto prodotto, Sanremo: non accettato.