L’International Holocaust Remembrance Alliance (IHRA) è un’organizzazione intergovernativa che è stata fondata nel 1998 dal Primo Ministro svedese Göran Persson, per promuovere e divulgare l’educazione sulla Shoah del popolo ebraico ad opera del Nazismo durante la Seconda Guerra Mondiale. Per capire la sua importanza nella memoria collettiva dell’umanità è, a mio avviso, necessaria una breve spiegazione di cosa è e di cosa si occupa questa organizzazione internazionale.
Il bisogno di creare un organismo come l’IHRA, nacque nel 1997 in seguito ad un’indagine che rivelò un dato oggettivamente grave, e cioè che molti bambini in età scolare non fossero a conoscenza della Shoah. Le prime adesioni all’organizzazione furono quelle di Germania e Israele, a cui fecero poi seguito, l’anno seguente, quelle dell’Olanda, della Polonia, della Francia e dell’Italia. Fin dal maggio del 1998 lo studioso dell’Olocausto Yehuda Bauer, professore di studi sull’olocausto presso l’Araham Harman Institute of Contemporary Jewry presso la Hebrew University di Gerusalemme, che assunse il ruolo di consulente accademico, pensò che oltre al mantenimento della memoria del passato fosse anche necessario un documento che elencasse gli esempi contemporanei di antisemitismo nella vita pubblica, nei media, nelle scuole, sul luogo di lavoro e nella sfera religiosa.
Serviva, a suo avviso, un documento che mettesse nero su bianco quali sono le principali azioni che manifestano antisemitismo, un documento senza il quale l’antisemitismo sarebbe rimasto uno dei tanti tipi di razzismo, sempre comunque deprecabili, e non quel sentimento d’odio concentrato su un unico popolo, un sentimento che ha portato alla distruzione di oltre sei milioni di vite, circa un terzo dell’ebraismo di allora. Il documento non è lungo ma ben dettagliato e, per chiarezza, vale la pena di riportarlo. “L’antisemitismo è una certa percezione degli ebrei che può essere espressa come odio nei loro confronti. Le manifestazioni retoriche e fisiche di antisemitismo sono dirette verso le persone ebree, o non ebree, e/o la loro proprietà, le istituzioni delle comunità ebraiche e i loro luoghi di culto.”
Per orientare l’operato dell’IHRA, i seguenti esempi possono essere illustrativi: le manifestazioni possono comprendere attacchi contro lo Stato di Israele, concepito come collettività ebraica. Tuttavia, le critiche mosse a Israele, simili a quelle nei confronti di qualsiasi altro paese, non possono essere considerate antisemitismo. L’antisemitismo di frequente accusa gli ebrei di cospirare ai danni dell’umanità ed è spesso utilizzato per accusare gli ebrei del fatto che “le cose vanno male”. Esso è espresso in termini di discorso, pubblicazioni, forma visiva e azioni, e utilizza stereotipi sinistri e tratti negativi del carattere.
I seguenti sono esempi contemporanei di antisemitismo nella vita pubblica, nei media, nelle scuole, sul luogo di lavoro e nella sfera religiosa, tenendo conto del contesto generale. Incitare e contribuire all’uccisione di ebrei o a danni a loro scapito, o a giustificarli, nel nome di un’ideologia radicale o di una visione estremista della religione. Avanzare accuse false, disumanizzanti, perverse o stereotipate sugli ebrei, in quanto tali, o sul potere degli ebrei come collettività, ad esempio, ma non esclusivamente, il mito di una cospirazione mondiale ebraica o degli ebrei che controllano i media, l’economia, il governo o altre istituzioni sociali. Accusare gli ebrei di essere responsabili di comportamenti scorretti, effettivi o immaginari, commessi da una sola persona o da un gruppo ebraico, o addirittura di atti commessi da non ebrei.
Negare il fatto, l’ambito, i meccanismi (ad esempio le camere a gas) o l’intenzionalità del genocidio degli ebrei perpetrato dalla Germania nazionalsocialista e dai suoi sostenitori e complici durante la Seconda guerra mondiale (la Shoah). Accusare gli ebrei come popolo, o Israele come Stato, di aver inventato o esagerato le dimensioni della Shoah. Accusare i cittadini ebrei di essere di altre nazioni nel mondo di essere più fedeli a Israele, o alle presunte priorità degli ebrei in tutto il mondo, che agli interessi dei propri paesi di nascita o cittadinanza. Negare al popolo ebreo il diritto all’autodeterminazione, ad esempio, sostenendo che l’esistenza dello Stato di Israele è un atteggiamento razzista. Applicare una doppia misura, imponendo a Israele un comportamento non previsto o non richiesto a qualsiasi altro paese democratico. Usare simboli e immagini associati con l’antisemitismo classico (ad es. gli ebrei uccisori di Gesù o praticanti rituali cruenti) per caratterizzare Israele o gli israeliani. Paragonare la politica odierna di Israele a quella dei nazisti. Ritenere gli ebrei collettivamente responsabili delle azioni dello Stato di Israele.
L’aver aderito all’organizzazione IHRA, non significa che in automatico le nazioni abbiano fatto loro anche le indicazioni del documento appena citato, infatti, anche se l’Italia è stata una delle prime nazioni a aderire all’organizzazione, il Governo italiano solo il 17 gennaio 2020, come riportato da comunicato stampa del Consiglio dei Ministri N. 23, ha adottato, anche se parzialmente, il documento guida per la lotta all’antisemitismo. Questo il testo pubblicato sul sito del governo:
LOTTA CONTRO L’ANTISEMITISMO
“Il Consiglio dei Ministri, in coerenza con la risoluzione sulla lotta contro l’antisemitismo adottata dal Parlamento europeo il 1° giugno 2017 e con le conclusioni del Consiglio europeo del 13-14 dicembre 2018, ha accolto la seguente definizione di antisemitismo: “L’antisemitismo è una certa percezione degli ebrei che può essere espressa come odio nei loro confronti. Le manifestazioni retoriche e fisiche di antisemitismo sono dirette verso le persone ebree, o non ebree, e/o la loro proprietà, le istituzioni delle comunità ebraiche e i loro luoghi di culto”. Inoltre, il Consiglio dei Ministri ha convenuto sulla nomina della prof.ssa Milena Santerini come coordinatrice nazionale per la lotta contro l’antisemitismo”.
A prima vista sembrerebbe che il Governo Italiano abbia fatto un passo da gigante, invece si è trattato di un semplice passetto. Molto ridondante, ma sempre di un passetto si tratta perché, di fatto, il documento IHRA non è stato adottato per intero, basta leggere bene il comunicato per accorgersi che è stata riportata la sola definizione: “L’antisemitismo è una certa percezione degli ebrei che può essere espressa come odio nei loro confronti. Le manifestazioni retoriche e fisiche di antisemitismo sono dirette verso le persone ebree e non ebree, e/o la loro proprietà, le istituzioni delle comunità ebraiche e i loro luoghi di culto”.
Il resto lo hanno dimenticato? Dove sono gli altri punti del documento? Nessuno dei 18 paesi che hanno già adottato il documento IHRA lo ha fatto parzialmente, l’Italia è la prima nazione che fa sue soltanto le prime righe. Nonostante i toni entusiastici dei vertici dell’ebraismo italiano, che da anni chiedevano l’adozione da parte dell’Italia del documento IHRA, quello che si legge nel comunicato del Consiglio dei Ministri è, a meno che poi non venga cambiato in corso d’opera, solo una serie di specchietti per le allodole. Per questo c’è da chiedersi da cosa derivi l’entusiasmo manifestato dai vertici delle Istituzioni Ebraiche. Senza mettere in dubbio la buona fede di coloro che guidano l’ebraismo italiano, sarebbe il caso di rivedere ciò che si chiedeva e ciò che si è ottenuto per capire che c’è davvero poco da brindare.
L’unico che aveva espresso l’intenzione di snaturare il documento IHRA era stato Jeremy Corbyn, segretario del Partiro Laburista Britannico, dopo la richiesta di far adottare il documento al Partito a seguito della serie di scandali a sfondo antisemita che lo avevano interessato. Ma da un soggetto come Jeremy Corbyn ci si può aspettare di tutto, mentre dal Governo italiano, invece, lasciatemelo dire, ci si aspetta di più e di meglio, non poche righe approvate solo, questa è la sensazione, per togliersi di torno un fastidio con “poca spesa”.
Michael Sfaradi, 20 gennaio 2020