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Se l’assassino è italiano lo si può dire

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Se volete capire in cosa consista l’ideologia politicamente corretta, aprite l’attuale home page del sito di Repubblica, è più esaustiva di qualsiasi tomazzo di analisi sociologica (nel caso nel frattempo sia cambiata, trovate qui sopra la foto). “Roma, 24enne ucciso con un colpo di pistola alla testa: difendeva la ragazza da uno scippo. È caccia a due italiani”.

Tutti elementi di cronaca? Sì, ed è proprio per questo che si tratta dello smascheramento definitivo di una pratica insopportabile, nel suo doppiopesismo scientifico. Quella per cui ci sono delle volte in cui invece non si può fare cronaca, in cui una delle cinque “W” con cui ci fracassano gli zebedei in quanto essenza del giornalismo fin dalle scuole medie, nella fattispecie quella che sta per “Who?” (chi?), è meglio farla saltare, perché la realtà non può permettersi di infastidire la marcia delle magnifiche sorti e progressive della società multiculturale. Accade tutte le volte in cui è (o dovrebbe essere) “caccia a due marocchini”, “caccia a due nigeriani”, “caccia a due domenicani”, o anche solo “caccia a due persone dall’accento arabo”.

In tutti questi casi, che purtroppo nella cronaca nera (si può ancora dire, cronaca nera?!) si danno con cadenza perlomeno settimanale, non solo Repubblica non avrebbe mai messo la provenienza degli assassini. Ma avrebbe fatto alzare il ditino a qualche suo scriba affetto da complesso di superiorità (molto gettonato in questi casi Gad Lerner) per dire a chiunque avesse risposto alla basilare domanda cronachistica “chi?” eh no, come vi permettete, ma che generalizzazione indebita, ma che retrivo rigurgito di razzismo, mica tutti i nigeriani violentano, mica tutti i domenicani sparano a sangue freddo, mica tutti i credenti nella religione islamica entrano nei locali occidentali mitragliando. Al massimo, potete parlare di disagiati psichici, di “lupi solitari”, perfino di “depressi” (categoria seriamente scomodata per alcuni attentati dalla chiara matrice islamica, vedi quello di Nizza). Ma mai, in nessun caso, indicare nazionalità o cultura di provenienza. Quello sarebbe razzismo. Quindi, esimi colleghi di Repubblica, siete voi stessi a confessarlo: siete affetti da inguaribile razzismo anti-italiano.

Giovanni Sallusti, 24 ottobre 2019