Giancristiano Desiderio ha scritto per LiberiLibri un libro dal titolo azzeccato, L’individualismo statalista, e dal contenuto interessante.
Ben articolato in piccoli capitoli affronta, potremmo dire, sia lo spirito sia la cultura degli italiani. Un popolo senza patria o, parafrasando Massimo d’Azeglio, «i peggiori nemici di se stessi».
Giancristiano annoda i fili dello scetticismo sulle virtù e i vizi italiani partendo e terminando con Montanelli. Ma nell’apparente ossimoro racchiuso nel suo titolo c’è l’aspetto più interessante del saggio.
Nell’ultimo capitolo, «La vera religione degli italiani», si capisce bene il senso: «l’individualismo statalista è la vera religione degli italiani. Il cattolicesimo e il comunismo nel Novecento hanno toccato la corda più profonda e ingannatrice dell’anima italiana: l’illusione dell’esistenza di una istituzione salvifica alla quale vendere l’anima in cambio della salvezza del corpo».
In questo senso gli italiani sono individualisti: pensano a sé e per farlo ritengono opportuno e conveniente accovacciarsi sotto l’ombrello protettivo dello Stato, che viene così umanizzato, «realizzato».
«Così – continua Desiderio – la libertà è stata sacrificata sull’altare della sicurezza. Ma il prezzo è troppo alto per un prodotto che in natura è incerto. Infatti nessun Dio, mortale o immortale che sia, può garantire la totale sicurezza che, proprio per nemesi divina, si capovolge in sottomissione e servilismo».
E come non condividere la conclusione: «gli italiani che credono di essere sempre i più furbi, si sono illusi di conservare la libertà individuale chiedendo il massimo della sicurezza sociale senza rendersi conto che l’aumento dell’incerta sicurezza comporta la statizzazione della libertà e la cessione della sovranità».
Se ci riflettete bene questo è il nocciolo delle nostre contraddizioni.
Sul legame indissolubile tra sicurezza sociale e tassazione, e dunque riduzione della libertà di spendere il proprio reddito a piacimento, abbiamo scritto paginate. Ma a ben vedere il discorso vale anche per la sicurezza tout court di cui si parla in questi giorni.
Cosa sono le garanzie per gli imputati (anche dei peggiori crimini) se non una tutela della libertà altrui e propria? Ma che gli italiani amano sacrificare per una alquanto incerta sicurezza.
Nicola Porro, Il Giornale 8 ottobre 2017