Se l’uomo “forte” è di sinistra, allora va bene…

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Sia benedetta Maria Giovanna Maglie che ci spiega da par suo splendori (nessuno) e miserie (tutte) dell’Inps a trazione grillina, si fa per dire; sia maledetto l’ente delle pensioni che s’impalla si sbomballa rimpalla le domande e la colpa degli hacker fenice, che ci sian ciascun lo dice eccetera. Siccome non solo quello, ma praticamente tutti i portali di tutte le casse previdenziali hanno subìto gli stessi “attacchi” per la disperazione calma, senza sgomento (Giorgio Caproni, “Congedo del cliccatore cerimonioso) degli iscritti.

Come si spiega? Tutti hacker dappertutto? No, si spiega che l’Italia, come sempre, è indietro nelle faccende tecnologiche, in questo caso a braccetto con gli “amici” tedeschi. Ma gli italiani, si sa, hanno per motto: tutto è perdonato, confidano in Giuseppi, a quanto pare, non c’è niente da fare, gl’italiani hanno sempre bisogno dell’uomo forte, meglio se pende, come la torre di Pisa, e pende a sinistra. Perché l’uomo forte, se di destra, è dittatore, se di sinistra è un Atlante che si porta addosso il peso della terra, il Cireneo della pandemia, il capro espiatorio, l’agnus dei qui tollis peccata mundi.

Il nostro premier, Capitan Italia, nel ruolo dell’agnello insomma, più che altro gli si attaglia quello del conferenziere: ascolta, si fa sera, ti parla padre Giuseppi. A suon di decreti e di annunci roboanti, iperretorici e vagamente inquietanti: in quel “è il momento del coraggio” affiora parecchio dell’ora delle decisioni irrevocabili. Quali? Il Mes è dietro l’angolo, con il che il prossimo decreto potrebbe intitolarsi “Fotti Italia”. Giuseppi, il guru dell’amore eterno, è convinto: stiamo scrivendo una pagina storica, e intende che è certo di passare agli annali come il nostro vicino di casa, l’affezionato Uomo Premier: ma c’è qualcosa che non scordo, per esempio le topiche, le perdite di tempo, quello sciagurato “abbiamo tutto sotto controllo” che copriva una totale mancanza di controllo, di strategia, di prospettiva. Difatti si naviga a vista, con prescrizioni che, nella più pura tradizione sburocratica, contraddicono regolarmente il precedente.

Sono passati dall’irrisione dei catastrofisti alla mania di controllo sociale che si fa ogni giorno più ferrea; dall’abbracciare un cinese al non potere, per decreto, abbracciare manco la moglie; cosa sarà, il futuro che ci attende, lo scopriremo solo vegetando. Proustianamente vogliono recuperare il tempo perduto, ma a perderlo sono stati loro e adesso hanno prurito di controllo totale, coi droni, con le app.

E con l’avallo dell’altro guru, Burioni, uno degli allegri ragazzi di Fazio, quello che prima dava a tutti degli scemi perché stavano chiusi in casa, poi dava a tutti degli scemi se scendevano a pisciare il cane, tutti scemi tranne lui, che è un grosso scienziato. Sì, c’è qualcosa che non scordo: le quadriglie sulle mascherine, sui portali, sulle prescrizioni, sui rapporti con le regioni, sulle risorse ospedaliere che mancano (primo rottamatore di posti letto, abbiamo appreso: Renzi, in ottemperanza ai diktat di Cancelliere e varia umanità, tutto per niente ed ecco i risultati: ma parlano, straparlano, tetragoni ad ogni rimorso, sentili i Prodi, i Monti, le Fornero, i Renzi, i Letta, i Gentiloni, le Bonino, e fermiamoci per carità di patria, se no facciamo l’Eneide).

C’è qualcosa che non scordo: l’Italia creativa, versatile, artigiana ci mette niente ad avviare la produzione di mascherine perfette e difatti lo fa, solo che lo stato blocca le aziende, esige i suoi pizzi, si nasconde dietro la sburocrazia dei tutti colpevoli nessun colpevole: la morale è che “ci vuole più stato”, e, naturalmente, “ci vuole più Unione Europea”. Che è la ricetta ideologica dei comunisti, se la formula ha fatto 100 milioni di morti è solo per qualche dettaglio andato storto, bisogna insistere, potenziare, ricominciare, però stavolta duri, decisi, non li sentite attori e cantanti e santoni e opinionari solidali come berciano sulla necessità improrogabile di accogliere la strage pandemica per avviarci ad un nuovo esperimento sociale, rottamare il capitalismo e consegnarci finalmente ad un nuovo statalismo francescano gestito da un politburo, ovverosia da loro? Il comunismo col culo degli altri, sempre e comunque.

E così, mentre le conferenze stampa si affastellano, tetre, lugubri, grottesche, monocordi (quanto ci manca Carmelo Bene, almeno lui avrebbe saputo recitarle alla luce della phonè, non in autotune come questi), mentre i virologi si contraddicono con piroette soavi e più le ciccano e più li chiamano, la incredibile Gismondo subito promossa giornalista con rubrica fissa ovviamente sul Fatto Quotidiano, mentre sul coronavirus si immagina tutto e il suo contrario, qui ci scaricano addosso la quarantena perpetua, non finirà oggi, non finirà a Pasqua, non finirà il primo maggio, non finirà mai; e un sospetto ci avvolge, che questo allucinante isolamento, che i telegiornali maledetti chiamano “lockdown“, continuerà fino a quando i sondaggi premieranno il governo di padre Giuseppi, e cesserà d’incanto alla minimo impercettibile stormir di fronde d’inversione di tendenza.

A pensar male si fa peccato ma, specie con questa gente, ci si azzecca. Accettiamo scommesse, e regoliamoci di conseguenza.

Max Del Papa, 4 aprile 2020

 

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