C’è un passaggio del discorso di Mattarella sui vaccini su cui forse nessuno ha posto la giusta attenzione. Sì, va bene: ha applaudito chi “ha scelto di vaccinarsi”, ha sottolineato come Pfizer&co. siano strumenti “preziosi” a difesa della salute pubblica, ha bacchettato i no vax che “sprecano” l’opportunità di immunizzarsi e “offendono” chi “non l’ha avuta”. Va bene, tutto previsto. Però ha anche fatto un’ammissione che gli attentissimi giornalisti italiani si sono ben visti dal rimarcare. Questa: i vaccini – ha detto – sono preziosi “non perché garantiscano l’invulnerabilità, ma perché rappresentano la difesa che consente di ridurre in misura decisiva danni e rischi, per sé e per gli altri”.
Bene, bravo, bis. Lo diciamo ormai da mesi, quasi inascoltati. Immunizzarsi non ferma il contagio al 100%, non rende Superman, non ci permette di “ritrovarsi tra persone che non sono contagiose” (Draghi dixit). I vaccini servono a ridurre morti e decessi, ma non sono strumenti perfetti. Evitano che si riempiano gli ospedali, ma non “garantiscono l’invulnerabilità”. Ieri Mattarella ci ha dato ragione, e ne siamo contenti, ma noi lo sapevamo: la punturina anticovid non è la panacea di tutti i mali e va accompagnata con le cure domiciliari, con la ricerca per gli antivirali e con tutto quello che occorre. Il vero errore, fatto dai sacerdoti della liturgia del terrore, è stato quello di santificare il vaccino per ritrovarsi nella malta quando Omicron ha iniziato a bucare le due dosi in appena quattro mesi. La pandemia dei no vax si è trasformata nella pandemia dei vaccinati.
Ci fa piacere che Mattarella si sia redento nel suo ultimo discorso di Capodanno da capo dello Stato. Meglio tardi che mai. Ma è un po’ come tutti gli ex signori-virologi-di-grido che spacciavano certezze sulla pandemia e ora, dopo grossolani errori, si nascondono dietro il ditino del “la scienza non è infallibile, va per tentativi”. Ricordate? Ricordate quante balle ci hanno raccontato sull’immunità di gregge, con l’asticella prima piazzata al 60% dei vaccinati, poi all’80%, infine al 90% e poi terza dose ma magari anche la quarta. Ricordate cosa ci hanno detto sui tamponi, prima utili, poi inutili, infine dannosi e di nuovo imprescindibili per bloccare Omicron? E poi le sparate sui vaccini: basteranno due dosi, anzi no tre, la risposta immunitaria dura nove mesi, anzi sei, anzi quattro. Sarebbe stato sufficiente affrontare il tutto con pragmatismo. E spiegare agli italiani che il vaccino è utile, utilissimo, soprattutto per certe fasce di età, ma non è il Sacro Graal. Anche Mattarella l’ha capito: “Non garantisce l’invulnerabilità”. Benvenuto tra noi.