Articoli

Se pure Draghi chiude, la democrazia non ha speranza

Articoli

Dunque, anche con Mario Draghi al timone, prosegue la linea dura per contenere la diffusione del Sars-Cov-2. Sebbene i numeri globali dimostrino sempre più chiaramente che il virus se ne infischia altamente delle mosse dei vari governi, tant’è in molti Paesi nei quali lo si è lasciato circolare più liberamente –vedi il caso della Svezia- si riscontrano risultati più brillanti rispetto ai nostri.

Emblematico il caso di belgi e olandesi, con i primi che registrano più del doppio dei morti per milione di abitanti rispetto ai secondi, pur avendo adottato misure decisamente più restrittive rispetto a quelle prese nel confinante Paese dei tulipani. Ciononostante l’ennesimo esecutivo dei miracoli ha addirittura imposto un ulteriore giro di vite all’attuale regime sanitario basato su una gamma impressionanti di divieti. Divieti in massima parte insensati e che sono stati arricchiti da alcune demenziali novità.

In sostanza, è stato prorogato fino al 27 marzo il divieto di uscire dalla propria regione se non per motivi contingenti; mentre chi si trova in zona rossa non potrà più far visita ad amici, parenti e congiunti. In tutti gli altri casi invece resta confermata, bontà loro, la possibilità di spostarsi verso una abitazione privata una sola volta al giorno, tra le 5 e le 22, in due persone al massimo e con figli minori di 14 anni.

Ora, il fatto che persino il personaggio italiano che gode di maggior prestigio internazionale si sia piegato ad avallare simili provvedimenti, i quali risultano quasi impossibili da recepire per qualunque individuo dotato di un minimo di spirito critico, la dice lunga circa lo stato dell’arte della nostra democrazia. Una democrazia costituzionale, se così vogliamo ancora definirla, nella quale sembrano letteralmente scomparsi quei fondamentali contrappesi che sono tali per la sinistra italiana solo quando governa la destra.

PaginaPrecedente
PaginaSuccessiva