La notizia, secca secca, è questa: Luiz Inacio Lula da Silva, per gli amici solo Lula, neo presidente del Brasile dopo la parentesi di Jair Bolsonaro, ha deciso di inasprire le regole per l’ingresso dei migranti. Da ora in poi, chi arriva da una serie di Paesi considerati a rischio, dovrà presentare una richiesta formale di visto in caso di permanenza anche breve sul territorio nazionale. Dimostrando peraltro di subire persecuzioni politiche o violenze nella nazione di origine.
“Embè?”, direte. La faccenda è gustosa non tanto per il fatto in sé, ma per l’immagine che l’Italia – o meglio i suoi media – hanno sempre dato di questo presidente operaio. Il brutto e cattivo regolatore dell’immigrazione stavolta non è Donald Trump, Matteo Salvini o Jair Bolsonaro. Ma il leader del Partito dei lavoratori.
A sentire il discorso del ministero della Giustizia brasiliano pare di sentire un “populista di destra”, come i giornali chiamano quelli che propongono un limite agli ingressi di stranieri. Il Brasile, fa sapere il ministero, è parte integrante della rotto preferita “dalle organizzazioni criminali che praticano il traffico di migranti e la tratta di esseri umani”. Per rompere il traffico, proprio come fatto per dire dall’Italia con i Paesi arabi, Tunisia e Libia in primis, il modo migliore è rendere più complicata la permanenza sul suolo nazionale. E visto che in Brasile gli arrivi si concentrano soprattutto nel più grande aeroporto del Paese, a Guarulhos, vicino a San Paolo, è proprio lì che Lula ha deciso di colpire.
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Secondo quanto riporta l’Agi, infatti, la polizia federale ha denunciato un “aumento esponenziale” di passeggeri asiatici che dovrebbero fare solo scalo all’aeroporto e che invece di ripartire per la loro destinazione finale (spesso altri Paesi sudamericani), restano lì nella speranza di riuscire ad entrare in Brasile. Il risultato: una massa di persone che campeggia nelle zone di transito dello scalo, ovviamente in condizioni disumane. “Le organizzazioni criminali li indirizzano a chiedere asilo per entrare nel territorio brasiliano”, spiega la Polizia Federale. Una volta ottenuto il via libera, tentano poi di raggiungere la Colombia, Panama e infine gli Stati Uniti o il Canada.
Da qui l’idea di Lula di costringere i passeggeri a chiedere un visto anche per un breve scalo sul territorio brasiliano. Nemmeno l’Italia ha regole così ferree.
Solo in questi primi mesi del 2024, in aeroporto sono state presentate 5.400 domande di asilo, praticamente 60 volte rispetto a 10 anni fa. In pratica 25 persone al giorno in media si accampano nella zona di transito, creando evidenti problemi di ordine pubblico e di sicurezza. Negli ultimi giorni erano 481 le persone presenti in una zona priva delle necessarie condizioni di accoglienza. Lo scorso 13 agosto un ghanese è morto di infarto.
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