In un editoriale su La Verità, Maurizio Belpietro ha contestato la tesi espressa ieri sul Corriere della Sera da Ernesto Galli della Loggia. Secondo lo storico ed editorialista romano, l’emergenza pandemica avrebbe fatto crescere in statura politica il premier che, da irresoluto a tutto qual era fino a qualche settimana fa, si sarebbe di colpo trasformato in uomo del fare.
Il direttore ha avuto buon gioco a ricordare tutti gli errori, i ritardi e le indecisioni che hanno accompagnato l’agire di Conte durante l’emergenza. Solo che secondo me Giuseppe Conte non era persona irresoluta prima e non lo è ora, ed è un’altra la categoria che serve a spiegare i suoi comportamenti. Per far capire cosa voglio dire, vi invito un attimo a riportare alla memoria, come un flash, la tempestività con cui egli seppe aprofittare della crisi del suo primo governo, facendosi leader con molta spregiudicatezza e senza nessun tentennamento di un secondo governo sempre a suo nome ma con maggioranza diversa.
Il j’accuse contro l’operato di Matteo Salvini pronunciato allora davanti ai deputati è ancora oggi impressionante, sol che si pensi un attimo al fatto che la persona sadicamente sbeffeggiata da Conte era stato fno a qualche giorno prima un ministro e il numero due del suo governo. Un’altra giravolta del genere il presidente del Consiglio ce l’ha offerta l’altra sera, quando, sorprendendo tutti, è passato dal suo solito atteggiamento sussiegoso ad una ferma e assertiva presa di posizione quasi “sovranista” nei confronti dei leader europei. Sicuramente concordata con il Presidente della Repubblica, che con il suo successivo dscorso gli ha dato la necessaria “copertura” politica.
Non credo che si vada troppo lontano dal vero se si immagina che l’articolo scritto da Mario Draghi sulle colonne del Financial Times la mattina stessa aveva gettato lo scompiglio nei palazzi del potere italiano. E che a quel punto, per stoppare qualche non gradita iniziativa, era diventato necessario mostrarsi più realisti del re.