Cultura, tv e spettacoli

Se Sanremo dimentica i ragazzi trucidati da Hamas al festival

Ira di Israele contro la kermesse sanremese. L’ambasciatore: “Vergognoso diffondere odio e provocazioni”. Il rapper risponde

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Il clamore suscitato dall’uscita di Ghali dal palco di Sanremo non accenna a placarsi. L’affermazione del rapper, che ha concluso la sua esibizione con un grido “stop al genocidio”, ha scatenato la reazione dell’ambasciatore di Israele Alon Bar, che ha definito “vergognoso” l’utilizzo del palco del Festival per “diffondere odio e provocazioni in modo superficiale e irresponsabile”. Queste parole, pronunciate nella cornice dell’evento canoro più seguito d’Italia, hanno infiammato ulteriormente gli animi su un argomento già di per sé caldo.

La reazione di Israele

Alon Bar ha espresso il suo disappunto sui social, focalizzando la sua attenzione sulle azioni di Ghali, rapper milanese di origine tunisina. La sua canzone “Casa mia casa tua”, con dedica alla popolazione di Gaza e contenente una strofa esplicitamente critica nei confronti delle politiche di Israele, era già stata oggetto di polemiche. Sotto accusa un verso in particolare: “Come fate a dire che qui è tutto normale, per tracciare un confine con linee immaginarie, bombardate un ospedale”. Una frase che non è passata inosservata alla comunità ebraica e che ha richiamato l’attenzione sulla tragedia dell’ottobre scorso, quando oltre 364 giovani sono stati vittime di un terribile attacco durante il Nova Music Festival.

La politica si spacca

Come forse ha detto bene Lucio Malan, di Fratelli d’Italia, “una rassegna musicale non è il luogo giusto per parlare di una crisi internazionale, specialmente se lo si fa a senso unico”. Se infatti diversi artisti fanno appelli alla pace, se si esprime chiaramente una posizione sul presunto “genocidio”, se in diretta tv nazionale appaiono bandiere palestinesi, allora sarebbe il caso anche di non fare digli e figliastri. Hamas ha ucciso quei ragazzi proprio mentre partecipavano ad un evento musicale, ma – lamentano oggi in molti, da Gelmini a Osvaldo Napoli passando per Gasparri – nessun artista in gara ha pensato di ricordarli. E questo è indicativo. Anche il deputato Pd Piero Fassino è sconcertato dal fatto che a Sanremo “nessuno abbia ricordato” che decine di quei ragazzi del festival musicale israeliano “sono tuttora ostaggi nelle mani di Hamas”.

Ghali risponde all’ambasciatore

Intanto la risposta di Ghali all’ambasciatore israeliano non si è fatta attendere. Durante la sua apparizione a Domenica In speciale Sanremo, il rapper ha difeso la sua posizione e la scelta di utilizzare il palcoscenico di Sanremo come cassa di risonanza per una tematica a lui cara, ribadendo l’importanza di veicolare un messaggio di pace soprattutto quando in gioco ci sono le vite dei bambini. “Sono un musicista ancora prima di essere su questo palco – ha detto – ho sempre parlato di questo da quando sono bambino”. E ancora: “Continua questa politica del terrore, la gente ha sempre più paura di dire stop alla guerra e stop al genocidio”. L’ad della Rai, Roberto Sergio, non si è sottratto dal fornire una dichiarazione, esprimendo solidarietà al popolo di Israele e alla comunità ebraica, sottolineando come i media di stato non tralascino la copertura degli eventi critici, inclusa la condizione degli ostaggi.

I precedenti

Il Festival di Sanremo, tradizionalmente una celebrazione della musica e dell’intercultura, è stato negli ultimi anni scenario di diverse dichiarazioni e gesti ad alto contenuto simbolico. Già in passato, il palco dell’Ariston era stato testimone di gesti eclatanti, come quelli di Fedez che, nell’edizione precedente, aveva mostrato la fotografia di un esponente del governo, suscitando divisione nell’opinione pubblica e interrogativi sulla linea editoriale della Rai.

In questa edizione del Festival, già prima dell’atto di Ghali, l’attenzione era stata catturata dall’esibizione Tedua e dai cartelli pro Palestina apparsi durante il suo show. L’immagine della bandiera della Palestina e la scritta “Stop Genocide” di fianco a un’invocazione per un “cessate il fuoco” hanno messo in evidenza la presenza di una tensione che va oltre la musica, toccando tematiche di attualità internazionale.

Franco Lodige, 11 febbraio 2024