Diciamo la verità: se l’Italia si trova in una tendenziale crisi energetica, ben più grave di quella che potrebbero avere gli altri Paesi occidentali, la responsabilità è, da una parte, della cattiva politica e dall’altra dell’ideologia di sinistra che ha ispirato le scelte della nostra classe dirigente negli ultimi decenni. Se, da una parte, infatti, non si è mai pensato di diversificare le fonti di approvvigionamento, dall’altra, un ottuso ideologismo ha via via imposto di fare a meno delle centrali nucleari, delle trivellazioni, di energie non ecocompatibili. Il tutto senza preoccuparsi minimamente delle conseguenze.
Una prova di questa mancanza di etica della responsabilità si è avuta in questi giorni con le convulsioni di una parte del Pd. Le quali sono sfociate in una serie di no ad ogni ipotesi di sostituzione di gas e petrolio russi: no all’energia egiziana come ritorsione per il caso Regeni, no a quella algerina perché il Paese maghrebino non è uno Stato di diritto, no alla rimessa in moto delle centrali a carbone perché inquinano… All’inizio era sembrata la classica posizione di chi vuole la botte piena e la moglie ubriaca: puro infantilismo politico in questo caso. Dopo gli interventi di alcuni intellettuali, e ora con il plauso generalizzato alla surreale iniziativa legislativa di far abbassare i gradi di condizionatori e riscaldamento, ci siamo un po’ ricreduti. E ci siamo chiesti se per caso qui la botte non la si voglia nemmeno più piena. Almeno a parole.
Fuor di metafora, credo che non si possano non considerare le conseguenze di questo provvedimento. In particolare, la diminuzione della qualità delle nostre vite a fronte di un risparmio energetico del tutto irrisorio e solo simbolico. Il grosso dell’energia viene infatti consumato in Italia dalle industrie e serve per i trasporti e non certo per la regolazione della temperatura esterna dei nostri ambienti. Si è poi pensato alle conseguenze sul turismo che ci potrebbero essere? Chi verrebbe a villeggiare da noi costretto a sopportare in albergo la canicola di luglio e agosto? E già solo questo dovrebbe farci tremare le vene anche ad una ipotesi di embargo totale, che pure viene affrontata con molta leggerezza e faciloneria nel dibattito pubblico: il rischio è quello di interrompere tutto il nostro ciclo produttivo senza nemmeno essere sicuri di fare un danno sostanziale a Putin.