Cronaca

“Se tocchi le nutrie ti arrestano”. La rivelazione choc sull’alluvione

nutria quarta repubblica

Se non vedi, non credi. Eppure è così: l’alluvione in Emilia Romagna sarà anche stato causato da una quantità di acqua fuori dalla norma. Ma se gli argini si sono rotti, se mancavano le vasche di espansione, se la manutenzione non è stata fatta, allora forse è anche colpa dell’uomo. O meglio di chi non si è attrezzato per assicurare che il dramma di una pioggia intensa non si trasformasse in tragedia. C’è chi punta il dito soprattutto contro gli ambientalisti che avrebbero preferito la salvaguardia della fauna e della flora alle opere di pulizia dei fiumi: garantire un ricovero agli uccellini, salvare il toporagno, difendere le nutrie.

Lo si capisce chiaramente dal servizio mandato in onda da Quarta Repubblica. Al telefono dell’inviato, l’ex dirigente della Regione Emilia Romagna Claudio Miccoli ha spiegato le follie contro cui si è dovuto scontrare. “I fiumi sono stati interpretati nei piani territoriali delle province come boschi”, spiega Miccoli. “Non puoi più garantire le manutenzioni, non puoi garantire le opere, perché tutto deve passare da un vincolo ambientale che in alcuni casi è insuperabile. Basta che insorga un comitato, e ce ne sono ovunque. Io sono stato denunciato più volte dagli ambientalisti e dal M5S perché avevo fatto tagliare degli alberi”.

Prendiamo il Lamone. Oggi ovunque si notano alberi spazzati via dalla piena che le gru devono rimuovere. Un lavoro che però andava fatto prima, dicono i residenti, per evitare che i tronchi intasassero il fiume creando delle barriere naturali che poi provocano l’esondazione. Il fronte del No però si è spesso opposto alle opere idrauliche perché disturbano la fauna di questi luoghi, come la nutria e il toporagno. “Se tu tocchi uno di questi animaletti ti arrestano”,  dice sconcertato Miccoli. Senza contare che ogni anno c’è chi deve investire ingenti risorse per riparare i danni creati dalle nutrie stesse. “Noi spendiamo due milioni di euro l’anno nei canali di bonifica”, spiega Stefano Francia, presidente del Consorzio Bonifica Romagna. “La nutria scava nell’argine, si crea un vuoto e se non ce ne accorgiamo in tempo quando arriva la piena si va verso la frana del terreno”.