Non se le sono mandate a dire, Stefano Cappellini, Vittorio Sgarbi e Piero Sansonetti. A Quarta Repubblica, i due giornalisti e lo storico d’arte hanno duettato sull’opportunità o meno di processare un soldato russo a guerra in corso. E il dibattito s’è infiammato al punto che sono volate parole grosse.
Si inizia con lo scontro tra Cappellini e Sansonetti. Il direttore del Riformista è convinto che quello ai danni del giovane militare russo, accusato di aver sparato a bruciapelo a un civile su ordine di un superiore, non sia da considerarsi un processo pienamente legale. “Ma tu l’hai mai sentito un legale che dice che a carico del suo assistito ci sono prove solide? – attacca – Questo sarebbe un processo? Ma davvero credi che quello sia un processo regolare?”. Cappellini non ci sta (“dici cose strampalate”) e gli animi tra i due si scaldano rapidamente. “Rimettiti l’elmetto e fammi finire”, dice Sansonetti. E ancora: “Capisco che devi difendere la linea di Repubblica, ma almeno una volta ragiona con la testa tua”. “Sono libero di dire che hai detto una cosa strampalata?”, ribatte Cappellini. “Stasera sei sopra le righe, ti devi calmare. Sei un esagitato”. Chiosa finale di Sansonetti: “Sei libero di dire tutte le stronzate che vuoi”.
Subito dopo, lo scontro si sposta sul versante di Sgarbi. Il quale è d’accordo con il direttore del Riformista (“Vedere quel soldato bambino chiuso in quella gabbia di vetro e umiliato da il senso di una violenza nazista. Non si fa”) e, quando Cappellini gli riserva una frecciatina pungente, sbotta: “Ma vai a cagare”.