Sentite Descalzi: “Auto elettrica? Col green una minoranza Ue ci ucciderà”

Il ceo di Eni critica le politiche energetiche Ue: “E ci chiediamo perchè la Cina cresce di più?”. E sulle auto: “Scelte insulse e ridicole”

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Auto elettrica Descalzi

Il tema della transizione energetica incalza è sempre più al centro del dibattito, polarizza l’interesse di settori vari, dalla politica all’industria, dalla comunità scientifica ai cittadini. E sono sempre più le voci critiche che si levano contro la corsa verso l’abisso imposta dall’Ue. Acea, Confindustria, gli Stati e adesso anche Claudio Descalzi, CEO di Eni, convinto che con le regole europee una minoranza stia portando l’intero Vecchio Continente a sbattere.

Le linee guida adottate dall’Unione Europea per la transizione verde suscitano non poche perplessità, ritenute da alcuni osservatori inadeguate di fronte alle complesse sfide che la necessità di un’evoluzione verso un sistema energetico sostenibile pone.

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Claudio Descalzi non ha mancato di esprimere un severo giudizio critico verso quella che egli definisce una politica di “antistupidità”, dissociandosi da un’etichettatura antieuropeista ma evidenziando come certe correnti di pensiero, minoritarie ma influenti, stiano delineando scelte ritenute da lui insostenibili.

Particolare attenzione è stata rivolta alle politiche UE relative all’industria automobilistica, in particolare alla decisione di eliminare progressivamente i motori a combustione interna. Una scelta che Descalzi critica per la mancata considerazione di alternative valide come i bio-fuel e gli e-fuel, quest’ultimi ancora agli albori e caratterizzati da costi produttivi non trascurabili. “Se ci focalizziamo sull’automotive – ha detto – si tratta di una questione importante ma che ci fa anche arrabbiare” in quanto la linea della Commissione Ue “è insulsa e ridicola“. E ancora: “La stupidità uccide, non voglio essere antieuropeo ma sono antistupidità perché la stupidità uccide e ci sta uccidendo in quanto la dobbiamo subire sulla base di ideologie ridicole che ci vengono dettate da una minoranza dell’Europa, non una maggioranza, e noi queste cose dobbiamo continuare a digerirle chinando il capo morendo lentamente”.

Queste osservazioni trovano un terreno comune di confronto con le politiche energetiche adottate da potenze come la Cina e gli Stati Uniti, che, pur proponendosi di ridurre le emissioni nocive, non rinunciano a sfruttare tutte le risorse energetiche a loro disposizione, compresi i combustibili fossili e l’energia nucleare, in una logica di crescita e sicurezza energetica che mette a nudo le debolezze strategiche europee. “È chiaro che se tu competi con regole completamente diverse, il gioco non è lo stesso – ha detto Descalzi – negli ultimi anni la nostra competizione era solo sul ridurre le emissioni, la loro per crescere ed essere sovrani dal punto di vista energetico. E poi ci chiediamo ‘perché crescono più di ni?”.

La divergenza tra l’approccio europeo, incentrato quasi esclusivamente sulla riduzione delle emissioni di CO2, e quello di altre realtà internazionali, che perseguono un obiettivo di crescita e sicurezza energetica, secondo Descalzi è evidente. Senza contare che la riduzione delle emissioni, a conti fatti, in Ue è avvenuto più per la moria dell’industria che per reali tecnologie pro-ambiente. “Con la globalizzazione abbiamo spinto sul terziario, che va anche bene, ma se non ci sono problemi geopolitici – ha spiegato – Oggi noi importiamo per tonnellata pro capite più del doppio di quanto succedeva 20 anni fa, quando diciamo eravamo quasi alla pari. Insomma ‘emettiamo meno Co2′, ma è una favola: l’Europa ha ridotto le emissioni nocive solo perchè la produzione è stata spostata altrove nel mondo”.

Più chiaro di così…

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