Serve un’app per controllare il governo, non i cittadini

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Il governo, attraverso una delle sue bellissime task force, vuole che i cittadini scarichino sul telefonino un’applicazione che li possa monitorare e “mappare”. L’App, credo si chiami Immuni, non sarebbe obbligatoria, tuttavia chi decidesse di non averla non potrebbe muoversi granché. Si potrebbe muovere solo il controllato perché lo farebbe con un guinzaglio al collo. Ci troviamo palesemente in un mondo capovolto: non sono più i liberi cittadini a controllare il potere ma, al contrario, è il potere a controllare oltre misura i cittadini.

Io credo che serva un’applicazione per controllare il governo e non un’applicazione per controllare i cittadini (ammesso che ce ne siano ancora). È la elementare differenza che c’è tra una democrazia liberale e un regime totalitario verso il quale stiamo progressivamente scivolando. L’applicazione serviva prima, molto prima per essere usata come mezzo di controllo e contrasto dell’epidemia individuando i positivi al Covid-19. Ora, invece, sarebbe solo un mezzo di controllo fine a sé stesso nelle mani di uno Stato che già ci controlla fin troppo dalla culla alla tomba.

Il potere, nelle fasi di emergenza, amplia sempre la sua sfera di azione. Gli stessi cittadini chiedono protezione e così allargandosi il potere statale accade che la sicurezza divori la libertà. Ma i rapporti tra sicurezza e libertà sono molto delicati. Il potere statale, infatti, una volta che l’emergenza è passata non fa quasi mai un passo indietro. Così ciò che è nato come provvisorio diventa definitivo, ciò che doveva durare solo a tempo determinato rimane in pianta stabile. La libertà, una volta ceduta, non si sa quando sarà ripristinata o riconquistata. La sicurezza, che si è affermata a discapito della libertà, non molla la presa e la società si ritrova a vivere in uno continuo stato eccezionale in cui il potere statale è nella sostanza fuori controllo. E così non solo si perde la libertà ma anche la sicurezza. Infatti, una volta passata l’emergenza, la sicurezza non è più tale dal momento che non c’è più il pericolo, ma restando in servizio permanente effettivo è ora proprio l’eccesso di sicurezza che si trasforma in insicurezza. Il pericolo è ora rappresentato proprio dalla sicurezza che diventa insicura. Non è, forse, questa l’attuale condizione dell’Italia?

Tutta questa storia, da quando è iniziata e ancora da prima, ruota intorno al mito dell’immunità che nessuno, né un governo né un Dio, ci può garantire senza ucciderci o disumanizzarci. Si tratta di un mito utopico che, come tutte le utopie, quando trova applicazione si trasforma in distopia: in una forma distorta e disastrosa di realtà. L’unica cosa che un governo può fare in tempi di epidemia è provare a non aggiungere danno a danno. Purtroppo, come sappiamo, il governo ha aggiunto danno al danno e tuttora continua sulla strada del peggio.

La scelta del cosiddetto lockdown avrebbe dovuto avere come suo scopo il recupero del tempo perduto. Invece, siamo giunti quasi alla fine di aprile e già sappiamo che abbiamo perso solo tempo. L’unica cosa chiara della Fase 2 è che siamo impreparati come nella Fase 1: se ci sarà un nuovo contagio non siamo in grado di controllare l’epidemia sul territorio. Il lockdown non è servito a organizzarci ma a perdere libertà e impoverirci materialmente e spiritualmente.

Così ora il governo, sempre tramite una delle sue bellissime task force, fa sapere che si potrebbero fare anche test psicologici ai cittadini per capire se siamo ancora in grado di sopportare il lockdown. Anche in questo caso, io credo che il test psicologico vada fatto al governo. Oppure organizziamoci e troviamo l’unica task force necessaria al momento: quella che manderà a casa il disastroso governo Conte.

Giancristiano Desiderio, 21 aprile 2020

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