Sua Eccellenza illustrissima riveritissima magnificentissima presidente del Consiglio dei Ministri, avvocato Giuseppe “Winston” Conte,
perdoni il disturbo, so che voi statisti intenti a cavalcare la mareggiata della Storia nelle sue ore più buie non avete tempo da perdere. Poiché però nel nostro piccolissimo non ne abbiamo nemmeno noi, modeste piccole partite Iva, comparse di quella Storia che Voi condottieri scolpite, mi permetta due note a margine.
Sono una partita Iva lombarda, e con senso pratico lombardo posso dirLe che quei 600 euro una tantum previsti per noi nel decreto “Cura Italia” potete tranquillamente tenerveli. Per quanto mi riguarda, i miei li devolva immediatamente per l’acquisto di mascherine degne di tal nome, non quei fazzoletti insultanti che sono arrivati pochi giorni fa nella mia regione, la regione che sta tenendo la prima trincea contro il Coronavirus solo con le proprie eccellenze. Quei 600 euro sono un’elemosina, e mi creda Winston II, non è nel nostro Dna di formiche operaie polentone scodinzolare per l’elemosina.
Il che vuol dire che sto invocando un sussidio più robusto? Tutt’altro, sono, siamo, struttualmente allergici alla cultura della mancia (se vuole capire qualcosa di un’umanità così aliena dalle stanze della Burocratja che è avvezzo frequentare, si legga “Vocazione e destino dei lombardi” di un tal Gianfranco Miglio), siamo abituati a cavarcela da noi. Però, dentro un patto sociale onesto, dentro un rapporto Stato-cittadini (quindi contribuenti) sano, lineare, non depredatorio.
Non ci servono elemosine, ci serve la sacrosanta cancellazione dei tributi fiscali dovuti durante il periodo dell’emergenza, che Voi stessi avete decretato debba essere di inattività forzata. Perdoni, Eccellenza illuminatissima, ma se in questi mesi persevero a non fatturare, se si è bloccata l’intera catena della mia filiera, di cui io sono un minuscolo ingranaggio, cosa Le fa pensare che io il 31 maggio potrò pagare quelle tasse che Lei, nella sua infinita magnanimità, mi ha sospeso oggi? La verità economica elementare, egregio Statista Magno, è che io quei soldi non li avrò mai. Per cui, se è stato d’eccezione per me, tecnicamente impossibilitato a lavorare dalla crisi sanitaria, dev’esserlo anche per il Leviatano fiscale: potrà ricominciare a spolparmi quando ci sarà qualcosa da spolpare.
A proposito di saccheggio, io nella sfiga di essere partita Iva ho la doppia sfiga di essere lombardo, cioè di vedere ogni anno 54 miliardi di euro drenati dal mio territorio verso il buco nero dello Stato centrale. Si chiama residuo fiscale, pro capite corrisponde a 5217 euro.
Riperdoni, ri-Eccellenza, ma Voi vi appropriate di oltre cinquemila dei miei non molti euro, e quando il Coronavirus flagella la mia terra vi trastullate in moine burocratiche su mascherine, respiratori, sulla costruzione di un nuovo ospedale in Fiera? Ho capito bene, mi ostentate il braccino corto con i miei stessi soldi? Quando invece, nello stesso decreto Cura Italia, vi riscoprite eternamente generosi con gli eterni carrozzoni italici?
Leggo che avete stanziato 600 milioni di euro per il settore aereo, prevedendo una newco interamente pubblica per ristrutturare Alitalia. Insomma, l’ennesima, cara vecchia nazionalizzazione sovietica (o cinese, vista la vostra nuova patria d’elezione) che qualcuno dovrà pur pagare. Mi guardo allo specchio, esimio erede di Churchill, e temo d’intuire chi…
Giovanni Sallusti, 17 marzo 2020