Sindaco, di nuovo sindaco, ancora primo cittadino e poi nuovamente eletto ad Arpino. Senza dimenticare il ruolo da parlamentare, l’elezione in Consiglio regionale in Lombardia, il lavoro da critico d’arte, scrittore, sottosegretario alla Cultura e chi più ne ha più ne metta. Vittorio Sgarbi è questo e ora, in un’intervista a Hoara Borselli su Libero, confessa tra il serio e il faceto che sta facendo anche un pensierino al Colle più importante di Roma. Il Quirinale.
L’elezione a Arpino ovviamente lo rende orgoglioso. “La fascia conquistata lunedì mi rende particolarmente felice perché la definisco una vittoria del desiderio”, spiega. Arpino infatti “è una città bellissima e per la prima volta non devo risolvere problemi, ma contribuire a far conoscere tutto ciò che ha di straordinario”. Terra che ha dato i natali a Cicerone, Sgarbi vorrebbe candidarla prima possibile a Capitale europea della cultura. Poi si vedrà. Quel che è certo è che il critico d’arte guarda già avanti. “Non mi fermo qui”, assicura. Archiviata l’elezione a sindaco le sue mire ora sembrano essere altre: il sogno Quirinale. “Ora mi sto allenando a fare il Sindaco – spiega – ma il mio obiettivo è il Colle. Nel 2029 sarò pronto“.
Sgarbi sa che non troverà mai una maggioranza parlamentare disposta a eleggere un libertario come lui, decisamente fuori dagli schemi, a rappresentare l’Italia in giro per il mondo. Dunque ha un’altra idea: spingere a più non posso per ottenere l’elezione diretta del presidente della Repubblica e dunque candidarsi al ruolo, consapevole di essere una sorta di fuoriclasse delle urne. Se il popolo viene chiamato al voto, è il ragionamento, allora il popolo eleggerà senz’altro lui. “Vorrei ricordare che in tutti i Paesi civili c’è l’elezione diretta. O c’è il Re o l’elezione diretta”. Staremo a vedere.
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