Cronaca

Si dà fuoco dopo la multa per il green pass: lo strano caso delle “torce umane” - Seconda parte

Un episodio accaduto nel Trevigiano, che però dobbiamo stare molto attenti a distinguere dal fattaccio di Rende di una settimana fa. I dettagli

Il secondo episodio è decisamente più controverso. A Rende (Cosenza), un insegnante di 33 anni, una settimana fa, si è dato fuoco davanti alla locale stazione dei carabinieri. L’uomo è stato ricoverato al Cardarelli di Napoli e non è fuori pericolo. Su questo fattaccio, il Web si è scatenato: in un primo momento, era circolata l’ipotesi per cui il docente sarebbe stato sospeso dal lavoro in quanto sprovvisto di certificato verde. Addirittura, delle vere e proprie catene, diffuse sui social e sulle app di messaggistica, avevano diffuso la notizia che il poveretto fosse morto. In una nota, la famiglia ha smentito che il tentato suicidio sarebbe stato una forma di protesta contro il green pass: «Al nostro parente», si è letto in un comunicato, «erano già state inoculate le prime due dosi di vaccino e si era in attesa della terza. Chiediamo silenzio e rispetto del dolore e della privacy».

Dunque, in questo caso, i moventi non avrebbero a che fare con il lasciapassare Covid. Un dettaglio che dovrebbe suggerire prudenza nella valutazione di certe, delicatissime e intricatissime vicende.
Ormai è difficile districarsi nel labirinto di disagi che anche la pandemia ha contribuito ad accentuare: quante di queste fragilità interiori sono dovute a due anni di restrizioni? A difficoltà economiche? Ai provvedimenti discriminatori messi in atto dal governo? A ragioni familiari, all’apparenza slegate dalla situazione sanitaria e politica, ma magari deflagrate proprio a causa delle crepe che questi due anni di emergenza e terrore hanno allargato in molti di noi?

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