Molto si è detto, molto si è scritto. Le ultime voci davano un ex premier Mario Draghi infuriato con l’attuale presidente del Consiglio Mario Draghi. Motivo del contendere: il Pnrr. Il governo di centrodestra ha chiesto un mese di rinvio all’Ue per l’attuazione del recovery plan e l’ultima trance di finanziamenti sarebbe a rischio. L’Europa ha messo in discussione alcuni progetti, come gli stadi di Firenze e Venezia, e si rischia lo stallo. Ma la colpa è di chi sta a Palazzo Chigi da cinque mesi o di chi negli ultimi due anni ha preparato i progetti e impostato la struttura legislativa?
Ieri l’ex braccio destro di Draghi, Francesco Giavazzi, ha spiegato che Draghi aveva costruito un piano “su due presupposti, riforme e investimenti” e che tutto era in regola finché Supermario era al potere. Meloni non la pensa esattamente così. “Abbiamo ereditato il Pnrr e siamo impegnati a renderlo concreto, più di quanto lo fosse sulla carta – ha detto oggi – I Governi che ci hanno preceduto dovevano scriverlo e dargli una cornice legislativa, noi invece l’abbiamo preso quando entrava nella fase di esecuzione”. Una cosa è scrivere sulla carta, un’altra far partire i cantieri. “I progetti non sono nostri e su alcuni sono sorte difficoltà che, stranamente, nessuno aveva colto prima, né a Bruxelles né a Roma – insiste Meloni – Abbiamo ereditato questo Pnrr, avremmo fatto altro, ma il nostro impegno per l’interesse nazionale ci impone di lavorare per la sua realizzazione”.
Le difficoltà ci sono, inutile negarlo: la guerra in Ucraina ha aumentato i costi delle materie prime. Senza dimenticare lo choc sui costi energetici. L’esecutivo sta trattando con la Commissione europea e colloquio tra il premier e Mattarella di ieri, prolungatosi oltre le attese, è servito forse a chiarire anche questo punto.
Fatto sta che il rapporto tra Meloni e Draghi in realtà non sembra affatto essersi incrinato. I due si sarebbero sentiti al telefono e Meloni avrebbe spiegato al predecessore che le critiche non riguardano il suo lavoro, quando l’atteggiamento dell’Ue nei confronti dell’Italia. Non solo: lo stesso ex premier sarebbe infastidito da chi sta cercando di utilizzarlo in chiave anti-governo. A chiudere la diatriba ci sono anche le parole che oggi riporta Francesco Verderami sul Corriere della Sera. “La premier si è fatta ormai le ossa – avrebbe detto une persona molto vicina a Draghi – Adesso deve accelerare, sapendo che dovrà gestire le difficoltà nella sua maggioranza”. Insomma: benché le consigli di portare avanti “con calma” la mediazione con Bruxelles, senza cercare capri espiatori, Supermario sarebbe fiducioso che alla fine Giorgia possa farcela a trovare un accordo con l’Europa, con cui avrebbe ottimi rapporti, e a portare a compimento il Pnrr.