La Ripartenza

La Ripartenza 2022

Transizione ecologica, l’allarme di Cingolani: “Perché la gente rischia di non farcela”

A La Ripartenza 2022, la crisi del gas e i rischi per l’inverno che verrà. Sul palco Porro e Minzolini

“La nostra pianificazione è stata fatta in modo tale di arrivare nei mesi di massimo consumo senza crisi di gas”. E’ la rassicurazione di Roberto Cingolani, ministro della Transizione ecologica che dal palco della Ripartenza, intervistato da Nicola Porro e Augusto Minzolini, ha fatto il punto sulla situazione degli stoccaggi del gas in vista del prossimo inverno. “Ieri abbiamo chiuso un ulteriore pacchetto di 4 miliardi di metri cubi che ci mettono in sicurezza nel 2022.”

E se da domani Putin dovesse chiudere totalmente i rubinetti all’Italia? “In quel caso avremmo necessità di un risparmio energetico ma non colpirebbe comunque il comparto industria. Dovremmo poi tirare fuori il piano del comitato emergenza gas che ha una serie di protocolli che intervengono mitigando il danno: un grado di temperatura in meno nelle case porterebbe a un risparmio di 2 miliardi di metri cubi di gas.

Cingolani tira poi le fila sul raggiungimento della completa indipendenza dal Cremlino: “Nell’ultima parte del 2022 arrivano circa 6 miliardi di metri cubi di gas. L’anno prossimo ne arriveranno 18 e dal 2024 riusciremo ad avere circa 25 miliardi di gas nuovo. Per la seconda metà del 2024 saremo in grado di dire che abbiamo sostituito il gas russo completamente.”

Il ministro ha poi spiegato la battaglia portata avanti dal governo sul tetto al prezzo del gas: “In questi giorni ci sono delle speculazioni sui prezzi della borsa in Olanda. Senza governo, chi farà questa battaglia? Noi andremo avanti sulla proposta di price cap, perché in Commissione europea se ne sta discutendo, ci sono i nostri documenti – dice Cingolani – Ormai i tempi sono maturi affinché anche i Paesi più ricchi non si possono permettere di pagare così tanto l’energia. Non saremo noi? Sarà qualcun altro, ma vedrete che questa cosa andrà avanti”.

Non manca il commento duro al piano dell’Ue di eliminare entro il 2035 tutte le audio diesel: “L’Europa mette l’asticella del 2035, poi ci spiega come fare e questo non va bene. La transizione ecologica deve essere anche ‘giusta’, cioè sostenibile. Le persone rischiano di non farcela”.