Politica

Si toglie la camicia nera: penoso teatrino della neo-paladina antifà

Il gesto antifascista della presidente del Consiglio degli studenti nell’aula magna dell’Università di Padova

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C’è una condizione che, in quanto italiani, dovrebbe preoccuparci molto più dello spettro di un fascismo esistente solo nelle intime perversioni degli antifascisti dell’ultim’ora: il minchionismo dilagante che, oggigiorno, affligge una parte non del tutto indifferente della galassia giovanile. Un pericoloso morbo culturale figlio dell’apatia e del conformismo, evidentemente dominanti nel nostro tempo, che dilaga inarrestabile tra i nostri giovani condizionandone le abilità intellettuali ed intaccandone irrimediabilmente il senso critico e le capacità di elaborazione e di ragionamento.

Talmente tanto da spingerli a scadere spesso in momenti di puro delirio, in assurde e ingiustificate scene di demenziale follia, così surreali da faticare finanche a credere che possa trattarsi di accadimenti reali. È questo il caso di tale Emma Ruzzon, il presidente del consiglio degli studenti dell’Università di Padova, la quale, in occasione dell’inaugurazione dell’803esimo anno accademico dell’ateneo patavino, pur di guadagnarsi pochi fuggenti attimi di celebrità, è riuscita ad inscenare un ridicolo teatrino, eretto sulla solita vecchia retorica cara ai rossi dell’imminente ritorno sulla scena delle camicie nere, che ha destato incredulità e non poco imbarazzo tra i presenti.

Un episodio alquanto penoso, quello che ha visto come protagonista la studentessa, che, accodandosi alla stregua di un somaro alla fuorviante narrazione antifascista oggi tanto in voga negli atenei italici, ha invitato “i molti in questo Paese” che ancora la indossano a sfilarsi immediatamente di dosso la camicia nera. Esattamente come ha fatto ella stessa a margine del suo infelice discorso: camicia nera tolta, per restare con una maglietta tendente al rosso, colore evidentemente più affine ai suoi ideali politici. O magari a quelli dei suoi scaltri ispiratori. Chissà. Sta di fatto che la giovane neo-paladina degli antifà, dopo aver dimostrato pubblicamente di non averci capito un tubo, con ogni probabilità perché usata da qualche cuore impavido nel vano tentativo di dare addosso all’esecutivo di centrodestra, viene mollata persino dalla platea: risposta fredda alla sua delirante e anacronistica performance, e figuraccia ufficialmente servita.

E, d’altronde, difficilmente ci si sarebbe potuti aspettare qualcosa di diverso, visto l’imbarazzo generale originatosi in sala dopo l’insensato intervento della studentessa, evidentemente affetta, da disturbo ossessivo compulsivo caratterizzato da pensieri e immagini ricorrenti propri di quel Ventennio diventato ormai una vera e propria ossessione a determinate latitudini, soprattutto per chi, come nel caso in esame, non è in possesso dei necessari anticorpi per discernere il vero dalla becera propaganda.

Comunque sia, vista la pessima figura rimediata dalla Ruzzon, e se è vero, come ella stessa ha avuto modo di affermare, che è importante saper “leggere i segnali” quando questi si presentano, dimostri di possedere almeno qualche nanogrammo di cervello, e inizi lei per prima a cogliere quei molti segnali che la sua imbarazzante uscita a vuoto gli ha restituito, che le suggeriscono inequivocabilmente che, per lei, è finalmente giunto il momento di imparare a tacere.

Salvatore Di Bartolo, 15 febbraio 2025

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