Su un fronte Vladimir Putin ha sicuramente già vinto la sua folle guerra: ha riportato l’Europa e l’Italia indietro di almeno mezzo secolo, ai tempi della churchilliana “cortina di ferro”. Certo, oggi non ci son più i comunisti di un tempo e i “putiniani”, se pur ci sono, amano trincerarsi dietro il “benaltrismo e il “simaismo”. È vero – dicono – che la Russia ha invaso uno Stato sovrano ma i problemi veri sono ben altri, dall’allargamento della Nato alla secolarizzazione e crisi dei nostri valori che spaventerebbe gli iperreligiosi abitanti di Grande Madre Russia. E che la legalità internazionale è stata in Ucraina infranta sì, ma che forse l’America non ha fatto altrettanto in Iraq e Afghanistan? Considerazioni che sono indubbiamente dei sofismi, cioè dei ragionamenti formalmente validi ma i cui contenuti sono decontestualizzati e sovrapposti a ambiti non di loro pertinenza.
Il fatto è che questi sofismi sono probabilmente solo il rivestimento esteriore di qualcosa di più profondo, che, come un fiume carsico, attraversa la nostra storia, a destra come a sinistra, pur non avendo oggi più il coraggio di affermarsi esplicitamente: l’antioccidentalismo, e in particolare l’antiamericanismo. Una forma di mascheramento molto diffusa, ma che in verità è anch’essa di vecchia data, è quella del pacifismo. Non il pacifismo sofferto e tragico della Chiesa di Roma, quello che portava Benedetto XV a parlare della Prima guerra mondiale come di una “inutile strage”; e oggi porta papa Francesco a chiedere un disarmo generalizzato. La Chiesa, che pure ha elaborato la dottrina della “guerra giusta”, in effetti fa il suo mestiere, così come d’altro canto il loro lo fanno Draghi e gli altri uomini di governo: l’Occidente, dai tempi della dialettica fra Papato e Impero, altro non è che questa sintesi fra idealità e interessi, universalismo e particolarismo.
No, qui parliamo di quel pacifismo che fa il gioco, che ne sia consapevole o no, del tiranno di turno e che qualche volta è pure da esso finanziato o in vario modo agevolato. Sicuramente finanziati lo erano negli anni Cinquanta i cosiddetti “partigiani della Pace” che abbagliarono mezzo mondo intellettuale occidentale (Picasso ne disegnò addirittura il logo: una bianca colomba svolazzante), ma che semplicemente aspiravano a far dormire sonni tranquilli a quel regime che avrebbe certo instaurato la pace, ma una pace che avrebbe assomigliato alla morte perché avrebbe assopito le coscienze e castrato le opinioni e le azioni dei singoli.
La finta “neutralità” che si invocava covava un odio profondo per il capitalismo, il militarismo, il consumismo, tutto ciò che ai suoi occhi era rappresentato dall’America. Quello stesso odio profondo che oggi accomuna la sinistra a certa destra che fra Putin e Biden, per odio di quest’ultimo, sarebbe disposta a far vincere lo zar e poi goderne. Non rendendosi in fondo conto che l’azione del goffo Biden, prima contro la Cina e ora contro la Russia, ha l’appoggio bipartisan del Congresso. E che, in fondo, c’è sempre stata, e continua ad esserci anche in un tempo di polarizzazione politica, una sostanziale continuità della politica americana sulle questioni internazionali. Nel mondo vintage in cui Putin ci ha fatto ripiombare, non c’è più spazio per i distinguo, figuriamoci per i sofismi!
Corrado Ocone, 31 marzo 2022