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“Siamo giovani e preoccupati dal conformismo dei nostri coetanei sul virus” - Seconda parte

Altri scrivono che sia stato sacrosanto chiudere le discoteche perché, in quei luoghi di perdizione, non si rispetta il distanziamento: provate voi a rimorchiare (o a farvi rimorchiare) parlando a più di un metro di distanza con la musica sparata al massimo! Pensiamo che sarebbe tutto molto più semplice se si lasciasse la libertà di scegliere. Hai paura del virus? Bene, resta barricato in casa per il resto dei tuoi giorni e metti la mascherina dappertutto! Sei disposto a correre il rischio di essere contagiato? Esci, e vai a ballare in un’orgia di alcol e raggaeton! E se sei fortunato, salvo gli effetti dell’alcol, scopa anche per più di un quarto d’ora! Alla faccia della task force per il sesso “pandemicamente corretto”.

Grazie al cielo, c’è lo Stato che decide per noi: così è molto più semplice discernere il Bene dal Male. Noi, però, siamo per la libertà, massima espressione della democrazia. Ma qualcuno, certamente, vorrà farci la solita lezioncina sul rispetto degli altri. Per non parlare di quella sul rispetto delle regole. La salute è un diritto, non un obbligo. Noi siamo disposti a correre il rischio di ammalarci pur di continuare a vivere. Del resto, «lentamente muore […] chi non rischia» scrive Martha Medeiros, perché «essere vivo/richiede uno sforzo molto maggiore/del semplice fatto di respirare». Ma anche questo, purtroppo, non ci pare sia molto chiaro.

Cordiali saluti,

Luigi Cino, Gabriele Martorana, Giuseppe Sardo

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