“Siamo il Paese più bello del mondo”. L’Italia e il turismo senza confini

Alla Ripartenza 2023 di Bari, il panel con Paolo Barletta, Bernardo Mattarella, Guido Grimaldi, Mara Panajia, Michele Centemero e Anna Roscio

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La Ripartenza

Dopo la Zanzara nella Zuppa, l’irriverente rassegna stampa politicamente scorretta condotta da Nicola Porro e Giuseppe Cruciani, si è conclusa anche la prima tavola rotonda di questo sabato (la seconda delle quattro dei due giorni de La Ripartenza al Teatro Petruzzelli di Bari). Un approfondimento su uno degli asset strategici di questo Paese: il mercato italiano del turismo. Ne hanno parlato con Nicola Porro: Paolo Barletta, CEO Arsenale; Bernardo Mattarella, Amministratore Delegato Invitalia; Guido Grimaldi, Commercial Director Grimaldi Group – Presidente ALIS; Mara Panajia, Presidente e Amministratore Delegato Henkel Italia; Michele Centemero, Senior Vice President e Country Manager Italy Mastercard; Anna Roscio, Executive Director Sales & Marketing Imprese Intesa Sanpaolo.

Trasformazione delle imprese

Sulla “denatalità delle imprese”, è intervenuto Bernardo Mattarella: “Invitalia gestisce la maggior parte degli incentivi messi a disposizione dallo Stato per le imprese. Dal nostro osservatorio abbiamo rilevato come i quadri temporanei europei hanno portato in molti casi a una duplicazione degli interventi, che rischia di generare confusione e spaesamento per gli operatori che vogliono accedere alle misure offerte”. La difficoltà, ad oggi, sta proprio nell’attirare i fondi internazionali: “In Italia, è difficile per una questione di burocrazia: la domanda di investimento per il settore del turismo è comunque sempre molto alta. In questi anni non abbiamo avuto una sostanziale carenza di risorse, ma un’inefficiente allocazione delle stesse. Occorre uscire fuori dalla logica dell’emergenza e programmare interventi a lungo termine per supportare le aziende private”.

“Ci manca manodopera”

Ha poi preso la parola Guido GrimaldiGrimaldi Group – Presidente ALIS – che ha incentrato il discorso sul tema della concorrenza: “L’Italia è un Paese complicatissimo per fare azienda. Noi siamo arrivati a fatturare 5 miliardi di euro e siamo tutti italiani. Abbiamo un’azienda strutturata e sostenibile, ma con uno Stato che non ha capito nulla in merito alla necessità di lavoro per i giovani”.

Il punto cruciale sta proprio nel trovare manodopera e nuovi lavoratori: “Quest’anno abbiamo carenza di manodopera specializzata, ci mancano 300 camerieri, nonostante possano essere pagati 2.800 euro netti. Non li troviamo. Fare azienda in questo Paese è da eroi, ma noi ci abbiamo creduto e ci crediamo ancora”. Grimaldi prosegue poi senza freni sul rapporto tra banca ed azienda: “Dobbiamo essere onesti: quando le aziende vanno in difficoltà, sono veramente poche le banche che credono in quelle imprese. E il fatto che tante grandi aziende familiari italiane abbiano venduto, è anche dettato dal fatto che le banche difficilmente ti supportano nel momento del bisogno. Ognuno deve essere libero di fare profitti importanti”.

“Le aziende non sono onlus”

Cosa c’è invece di italiano in una multinazionale in Italia? Come spiega Mara Panajia, la sua multinazionale Henkel Italia “è leader nel Paese nell’ambito dei prodotti cura-casa. Come si diventa dei top? Portando dei risultati: ho lavorato per cinque anni da pendolare da Milano a Düsseldorf, ho fatto 127 interviste individuali, chiedendo alle persone cosa funzionasse e cosa dovesse essere modificato”.

Non manca la frecciata sulle quote-rosa: “Non posso tollerare sentire: ‘Mi hanno messo lì perché sono donna’. No, le aziende non sono onlus. L’occupazione femminile in Italia è il fanalino di coda europeo e sono tantissime le donne che lasciano il lavoro dopo il primo figlio”. E ancora: “Su questo, è necessario il sostegno del governo, che deve aiutare sotto il profilo fiscale, per esempio con assegni familiari, ed anche le aziende tramite lo smart working per un lavoro d’ufficio”.

“Siamo il Paese più bello del mondo”

Perché investire in Italia? Ce lo spiega Paolo Barletta. “Innanzitutto, investo in questo Paese perché sono italiano e siamo il Paese più bello del mondo. Le grandi aziende italiane sono nate negli anni ’50 e ’60: ora bisogna mettere in condizione i giovani di aprire un’impresa attraverso risorse e investimenti. Ad oggi, abbiamo interlocuzioni con diversi Stati stranieri, ma restiamo inseriti nel tessuto economico italiano a supporto della crescita e dello sviluppo del Paese”.

L’importanza delle piccole-medie imprese

Per Intesa San Paolo, Anna Roscio tiene a sottolineare come la banca abbia investito 10 miliardi in nel settore del turismo. “Gestiamo il patrimonio di 1 milione e 300mila imprese. In Italia, il 50 per cento dell’export italiano è fatto dalle PMI, contro la Germania in cui l’85 per cento dell’export è fatto da grandi aziende. Noi ci occupiamo di piccole-medie imprese che hanno eccellenze imprenditoriali ed industriali. Oggi il turismo sta vivendo un momento straordinario: nel 2023 torneremo ai periodi pre-Covid, dove sono previsti 90 milioni di turisti, con una grande quota internazionale”.

Sotto il profilo economico, la svolta si è avuta dopo la grave crisi finanziaria del 2008. “Noi abbiamo per fortuna un’economia molto sana, con piccole e medie imprese che si sono trovate ad affrontare il Covid in maniera più forte rispetto al 2008″, ha proseguito Roscio. C’è stato inoltre “un effetto rafforzativo che ha consentito di affrontare la pandemia in modo più stabile sotto il profilo produttivo e patrimoniale. Le aziende, comunque, dalla fase del Covid, sono molto indebitate, ma anche molto liquide”. In definitiva, “vediamo comunque una prosecuzione degli investimenti”.

Il ritorno degli americani

Il ritorno del turismo italiano si vede anche sotto un altro profilo: l’aumento dei turisti stranieri. Per Michele Centemero, il dato più confortante è che “gli americani stanno tornando in Italia. Nelle prime tre settimane di giugno erano più del 25 per cento rispetto all’anno scorso. Il nostro Paese sta andando molto bene: siamo il quarto Paese per flussi turistici a livello europeo, dopo Regno Unito, Spagna e Stati Uniti. E siamo nella top ten a livello mondiale”. Sempre l’anno scorso, “il 19 per cento di tutti i volumi dell’e-commerce ha riguardato il settore viaggi e ospitality. Come Mastercard, invitiamo i nostri partner a sviluppare nuovi prodotti a sostegno del comparto”.

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