La legge sull’abolizione della prescrizione entrerà in vigore dal primo gennaio e così ancora una volta la nostra vita cambierà in peggio. Piano piano ma in modo progressivo la vita di ogni singolo cittadino italiano, sempre meno cittadino e sempre più suddito, è messa quasi totalmente nelle mani di un potere statale senza limiti. Ieri l’ineffabile ministro Bonafede ha detto: “Dal 7 gennaio ci metteremo al lavoro per ridurre i tempi dei processi”. Campa cavallo. Stiamo ai fatti certi: con l’abolizione della prescrizione c’è un ulteriore squilibrio di potere a vantaggio del potere giudiziario ed a svantaggio non semplicemente del potere legislativo ma della vita reale dei cittadini.
Siamo giunti a quella che Filippo Sgubbi nel libro Il diritto penale totale, edito da Il Mulino, definisce “penalizzazione integrale” della vita sociale, tanto pubblica quanto privata. Il potere giudiziario diventando di fatto senza limiti trasforma la nostra sempre più sgangherata democrazia rappresentativa in una repubblica delle procure. Non a caso, sempre più spesso delicati e contraddittori casi politici sono risolti per via giudiziaria. L’ultimo caso, quello di Matteo Salvini, è fin troppo evidente: Luigi Di Maio, che era con lo stesso Salvini al governo, prima lo ha difeso e ha condiviso le sue scelte e ora che la loro alleanza politica è finita lo accusa. Il politico di turno crede di poter usare la giustizia per eliminare l’avversario ma non si avvede che ciò che oggi lo avvantaggia un domani lo giustizierà. La rivoluzione infinita, anche quella giudiziaria, divora sempre i suoi figli.
Purtroppo, questo sbilanciamento e perfino ribaltamento dei poteri statali non solo riguarda una consolidata incultura illiberale, che è parte integrante e attiva della politica, ma è anche condivisa da molti italiani. Sbagliano, sbagliano di grosso e non si avvedono che così offrono le loro vite ai loro carnefici che son creduti salvatori. Le persone oneste son solite credere che i mali giudiziari riguardano i disonesti. Che errore! In Italia, dal 1992 – ossia da quando s’inizia a tenere la contabilità delle riparazioni per ingiusta detenzione presso il ministero dell’Economia e delle Finanze – al settembre 2018, si sono registrati la bellezza di oltre 27000 casi: in pratica ogni anno ci son stati 1007 innocenti in custodia cautelare. Ogni anno 1000 cittadini, italiani o no, sono arrestati ingiustamente per un errore giudiziario. Ora, vorrei chiedere agli “onesti”: voi pensate che una assurdità del genere non vi possa capitare?
Tra dieci giorni, con l’abolizione della prescrizione, saremo tutti meno liberi. Saremo tutti potenzialmente cittadini in attesa di giudizio. Tutti potremmo più facilmente incappare in un errore giudiziario e ritrovarci in un processo infinito, mentre l’ineffabile ministro Bonafede farà finta di trovare un sistema per ridurre la durata dei processi dopo aver abolito il sistema che già esisteva. Si aggiunga che l’errore giudiziario è diabolicamente subdolo. Infatti, non si tratta di un errore matematico che salta fuori rifacendo i conti, ma di un sofisma legale che è perfettamente efficiente e tocca al malcapitato dimostrarne la erroneità. Una mostruosità in cui la presunzione di innocenza è stata già di fatto trasformata in presunzione di colpevolezza. Siamo tutti già colpevoli in attesa di essere giustiziati. Piaccia o no, questa è l’aberrante logica totalitaria che oggi governa magistratura e politica. Siamo a tutti gli effetti un’ex Stato di diritto.
Giancristiano Desiderio, 21 dicembre 2019