Alex Lubetskyi torna a parlare a Quarta Repubblica. E lo fa di nuovo dal fronte, dove sta combattendo i russi da ormai oltre un mese. “Il nemico ha lasciato la regione di Kiev, di Sumy e sta lasciando quella di Cherniv. Sta concentrando le sue forze nel sud Est”, dice. “Noi siamo vicini al confine russo, abbastanza vicini: anzi troppo. Loro ci possono colpire con l’artiglieria dal loro territorio”.
Sul campo la situazione è fluida. I soldati fanno posti di blocco, controllano chi si muove, combattono. La guerra è guerra. Anche se a Nord sembra prendere una buona piega per Kiev. “Stiamo vincendo questa tappa della guerra, ma il conflitto durerà a lungo – assicura Lubetskyi – I russi però non stanno facendo una ritirata, dal punto di vista militare scappano: non hanno considerato la logistica, il rifornimento, hanno sottovalutato le forze ucraine e sopravvalutato il loro esercito”.
Sulla strage di Bucha, il soldato non ha dubbi: “Si tratta di un genocidio. I russi lo facevano già in passato, come l’Olocausto nel 1933: non è una novità. Loro ammazzano i civili senza motivo, stuprano le donne davanti ai bambini, cose terribili. Un essere umano non può farlo: nemmeno i tedeschi facevano così”. E ancora: “Voglio ricordare a tutti che questi giorni a Bucha non è stato Putin, ma cittadino russi: quelli che davano ordini e quelli che li eseguivano, stuprando e uccidendo”.